Fonte: rielaborazione dell'articolo di Carlotta Rocci su La Repubblica di giovedì 11 agosto 2016 Di Maria Serritiello
Sparire e cercarsi è diventato uno sport e ora sogna di sbarcare alle olimpiadi, che qualcuno avrebbe voluto,addirittura alle olimpiadi di Tokyo 2020 ma la proposta, per il momento si è congelata ma non i mondiali di cui si sono svolte già sei edizioni.L' idea arriva dal bergamasco e il Nascondino World Championschip 2016 si svolgerà' a Consonno, un piccolo paese della Brianza, famoso per essere disabitato e dunque perfetto per svolgere le particolari gare. Sono 64 le formazioni in gara, un totale di 320 atleti, provenienti da tutta l'Italia e di maggiore età , anche se il gioco richiama la fanciullezza . L'età media dei partecipanti e' tra i 25 e i 40 anni. Giorgio Moratti con Matteo Postini e uno degli organizzatori del Nascondino World Champion- ship che si augura , per l'anno prossimo, di coinvolgere delegazioni straniere per dare internazionalità alla competizione. Per le sue caratteristiche, il Nascondino, è uno sport, perché richiede preparazione, equilibrio, spirito di squadra senza trascurare il lato ludico che è fondamentale.
Ripassiamoci le regole Almeno tre giocatori ma generalmente un gruppo numeroso Il gioco deve svolgersi in uno spazio ampio e aperto Tramite una conta iniziale si decide chi sarà il primo giocatore a stare sotto. Questi poggia la testa contro il muro(tana) e tenendo gli occhi chiusi conta fino al numero dei giocatori moltiplicato per 10. Dopo aver gridato "via" cerca gli altri nascosti.Quando ne trova uno corre alla tana e fa il nome di quel giocatore che viene eliminato. Se un giocatore raggiunge la tana e' libero. L' ultimo giocatore può dichiarerei "tana libera per tutti" e la conta viene effettuata di nuovo dallo stesso giocatore.
Anche quest'anno, il rito di preparazione di ferragosto all'Hotel Elma di Casamicciola( Na), ha inizio. La sera del 15 ci sarà il Gran Gala che è' come dire, per tutti i luoghi di villeggiatura, ma in special modo per l'isola d'Ischia, ha l'importanza della notte di San Silvestro, nelle vacanze natalizie. Lo splendido terrazzo, affacciato sul mare e sul vasto panorama che prende la scena da ogni parte, diventa l'affaccio d'obbligo per godersi lo spettacolo pirotecnico che , come da un segnale convenuto, si accende in sequenza. I primi ad iniziare con un po' di anticipo sono quelli del Maio, sotto l'Epomeo per continuare con quelli delle varie spiagge intorno, per allungarsi fino al San Montano di Casamicciola o al Castiglione o al Mezzatore, mentre tutta la costa dirimpettaia si accende , sia pure da lontano.
L' Elma di Casamicciola, l'alto complesso, per essere posto su di un’altura a dominare, è un 4 stelle che prende il nome dalle iniziali dei due genitori, Elena e Mario, dell'ingegnere Umberto Italiano, che ne è il proprietario.
Alto, smilzo, una figura gentile e discreta che si vede poco ma che si sente tanto per com'è perfetto il funzionamento del suo albergo. Ad iniziare dalla reception, dove operano a turno Francesca, Lucia, Roberto e di notte Sebastiano, per continuare con il verde che circonda il complesso, un giardino fiorito e rigoglioso, tutto a carico di Peppino. Le stanze degli ospiti , poi , sono pulite con la massima scrupolosità da Nicoletta ed Anna, coadiuvate da Carmen, che ne fanno punto d'orgoglio del loro lavoro. Si procede in cucina e qui, che i pasti sono preparati per la gioia del palato da una schiera di cucinieri Giuseppe, Jamel, Andrea, Raffaele e Salvatore, capitanati dallo Chef Angelo Polito, che non ha concorrenti in bravura e creatività, famose sono le sue sculture di abbellimento, usando solo il burro, per adornare i buffet. Dalla cucina i piatti arrivano sui tavoli degli ospiti per via dell'andirivieni, sotto l'occhio vigile ed accorto di Gina Conte, esperta maître di sala, a che tutto sia servito a regola e con il sorriso dell'accoglienza, da Ciro, Francesco Ferrantino e Francesco Buono, Maysha, Giacomo, Gaetano e Blanca. Una schiera di giovani camerieri che danno una nota di sana positività e di contenuta energia da trasmettere alle tante teste bianche che sono arrivate fin qui' per riposare.
Una vera e propria stazione termale, l'Hotel Elma , che non manca di piscina ad acqua calda, bagno turco, idromassaggio, unito a fitness, palestra, massaggi, cure per la pelle e navetta per trasportare gli ospiti che vogliono usufruire del mare a non meno di 400 metri. A dare i servizi di bellezza sono l'esperte Maria, Gabriella ed Ilaria, per i fanghi, invece c'è Agostino. E' il 1973, quando l'Elma apre i battenti, il giovane Umberto, appassionato del complesso ne fece una sua creatura, con clientela scelta per trascorrere, al suo interno, giornate in pieno relax , trovando tutto ciò di cui fare piacevole il soggiorno, perfino animazione ai bordi della piscina, la sera. L'Hotel vanta, nelle sue serate musicali, tra le altre, Tullio De Piscopo, l'intramontabile Peppino Di Capri ed il grande Roberto Murolo che molti ospiti ancora ricordano con velata nostalgia. Eh si che l'ingegnere Umberto ha una buona tradizione musicale in famiglia, lui , infatti è il nipote diretto di Edoardo Nicolardi, notissimo compositore di tante melodie napoletane, tra le quali le più famose "Voce e notte " e" Tammoriata nera". Di voce e notte e'lo stesso nipote a raccontare com'è stata composta e perché, dicendo che suo nonno era innamoratissimo di Anna la fanciulla che ascolterà la sua serenata dietro i vetri , perché andata in sposa ad un uomo benestante ma molto più anziano di lei. "Nun ghi vicine e lastre pe fa a spia..." , un tempo usava così, soffocare i sentimenti spontanei di giovani amanti per sacrificarli per una vita intera, ma questa volta Il poeta innamorato fu aiutato dalla sorte , che rapì il marito di lei abbastanza presto, per lasciarla giovane, libera e facoltosa.
La storia ha un lieto fine e la sana leggiadria dei due innamorati ancora aleggia riversata nella struttura, se si sta tanto bene qui' ed ha la sua summa la notte di ferragosto. Il buffet e la cena di gala preparati nei minimi particolari dalle prime ore del mattina , da tutto lo staff , si gode con lo spettacolo più bello che quest' isola magica e incantatrice, può offrire. Il terrazzo, ma prima ancora i bordi della piscina, sono addobbati per l'aperitivo, dove tutto lo staff, indossando candide divise, dispensano prelibatezze, come il fritto napoletano, cotto al momento ed innaffiato da prosecco e bibite analcoliche. Sul terrazzo, poi, imbandito come meglio non si può fare ,è esposto di tutto e di più , per essere consumato insieme alla cena vera e propria. Mentre si mangia la musica va, suonata con maestria da Enzo Vitale accompagnato in alcuni pezzi dalla possente voce della giovane Cuomo ed inseguendo gli ospiti ovunque i spostassero. Una serata perfetta, ricordevole, finanche giovanile, se quelli dello staff, finendo il duro lavoro della giornata, sono apparsi in gruppo e all' improvviso, lanciandosi nella danza a mo' di rito liberatorio. La musica che li ha scatenati è il motivetto facile, facile "Andiamo a comandare" di Fabio Rovazzi, che va per la maggiore tra i giovani, in questa pigra estate. Tutti gli ospiti hanno fermato il ballo, dando la scena all'allegro, per fruire della loro gioia e sicura spensieratezza, una soffice ventata giovanile, oltre la fatica. Il più bello scatto registrato, da questo Ferragosto 2016, all'Hotel Elma!
L'8 agosto scorso a Salerno, come sempre in questo mese, si è riaperto il sipario sul Teatro dei Barbuti, ma non è la stessa cosa degli altri anni,anche se il cartellone è di eccellenza ed ha per titolo "La grande Magia". La ragione e' una sola, dietro le quinte non c'è più Peppe Natella, altrimenti conosciuto come "Il Professore". Dire Teatro dei Barbuti senza di lui, che trentun' anni fa, in una Salerno devastata dal terremoto, pensò di far rivivere il centro storico, e' come dire che a Natale non si viva l'atmosfera magica della nascita del divin bambino. Eppure è così e proprio la vigilia di Natale di quest'anno se n'è andato, forse per allestire lassù, il più bel presepe, con i suoi amati pastori,altra sua passione, lasciandoci più soli e più smarriti.
Ora il Teatro ha riaperto in suo ricordo, nel suo segno, quelli lasciati a sua figlia Chiara , che ne riceva l'eredità, prima che se ne andasse, perché tutto fosse uguale e perché lo spettacolo dovesse continuare immutato I salernitani che seguono la rassegna dall'inizio si trovano disorientati non avendo ancora metabolizzato la sua morte. Per ora ci piace ancora ricordarlo montare la vespa, andare avanti ed indietro o schivo e silenzioso dietro le quinte, felice che il sipario, con le voci inconfondibili di Davide Curzio (registrata dal Brasile) e di Brunella Caputo, annunciare ogni sera la rassegna e lo spettacolo di turno, si apra come sempre nell'angolo più accogliente di Salerno
Un pò di storia dei Barbuti
Largo S. Maria dei Barbuti, dove si svolgono i principali spettacoli in cartellone, deve il suo nome ai Longobardi, che nel VII secolo occuparono Salerno, contribuendo allo sviluppo della città. I guerrieri longobardi, dalla lunga barba e perciò barbuti si stanziarono in quella vasta zona della città racchiusa ad est dall'attuale via delle Botteghelle e ad ovest da via Canali. Nel rione che prende il nome dal popolo nordico, fu edificata, per il culto religioso degli abitanti, la piccola chiesa di S.Maria dei Barbuti, ormai sconsacrata, di recente ristrutturata, come tutto il largo e che, abbandonato l'uso delle preghiere, ora serve come camerino per gli attori. Nessuno avrebbe scommesso trentun 'anni fa il successo di questa rassegna, nata in un posto di assoluto degrado, in un centro storico che aveva perso le sue radici e che non sapeva credere nello splendore futuro. La prima edizione, nell'anno 1983, si svolse in un centro storico devastato dal terremoto, ma Peppe Natella, il professore lungimirante ed i suoi collaboratori ebbero l'intuizione di montare un palcoscenico sotto le stelle, per fare teatro e musica fra i vicoli più angusti della città. Il primo spettacolo, "Festa, farina e forca"di Corradino Pellecchia, con le musiche di Gaetano Macinante, la regia di Andrea Carraro e le scene di Massimo Bignardi, appartiene alla storia del teatro salernitano e a portarlo in scena fu la "compagnia delle corde" con attori che provenivano da diverse compagnie salernitane. Dalla prima edizione ne sono trascorse trentuno tutte di grande pregio culturale ed artistico, da questo palcoscenico sono passati:Concetta e Peppe Barra, Enzo Cannavale, Carlo Buccirrosso, Peppe Lanzetta, Lello Giulivo, Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Corinne Clery, Patrizio Trampetti, Gino Rivieccio, Benedetto Casillo, Vittorio Marsiglia, Marina Confalone, per citarne solo alcuni.
Carlo V di Spagna, di ritorno dalla battaglia di Tunisi, vinta gloriosamente nel 1535, ai danni dell'ammiraglio turco Khayr al Din ,detto Barbarossa, si fermò nella Certosa di Padula, in provincia di Salerno, ospite dei monaci certosini, per poi riprendere il cammino.
L'ospite eccellentissimo,con tutto il suo esercito,ben si adattò alla vita austera dei monaci,condividendone persino una sguarnita cella. Unica eccezione: la richiesta di un materasso su cui dormire al posto del giaciglio.
Durante la sosta Carlo V consumò i frugali pasti offerti dai certosini che non prevedevano l'uso della carne. I monaci, intimoriti da tanta presenza, per farGli cosa gradita, cucinarono una enorme frittata che la leggenda vuole fatta utilizzando mille uova per soddisfare gli appetiti di tutto l'esercito.
Il re, per ringraziarli di tutte le attenzioni ricevute, mantenne e confermò tutti i privilegi già precedentemente loro concessi.
Ogni anno, ed anche questa volta, dal 10 agosto e per tre giorni si ripete il rito, richiamando molti turisti, incuriositi dall'eccezionale impiego di uova. La padella,di dimensioni enormi, più simile ad una macchina da guerra, dopo aver girato e rigirata la frittata, viene esposta dinanzi alla storica Certosa, e offerta alla curiosità dei visitatori. Il buon cibo, dopo aver suscitato la comprensibile ammirazione dei presenti, spezzettato in provvidi panini, viene assaporato con gusto come si pensa abbiano apprezzato Carlo V e i suoi soldati. Della famosa frittata se ne è' occupato anche il cinema, nel film “C'era una volta" di Francesco Rosi ed interpretato da una prorompente Sofia Loren e dall'affascinante Omar Sharif.
A Teggiano in provincia di Salerno, tre giorni per essere in pieno Medioevo e precisamente dal giovedì 11 agosto a sabato 13 agosto c.a. Ad animare e a far rivivere il paese è la rievocazione storica del matrimonio tra Antonello di Sanseverino, principe di Salerno e Signore di Diano, e Costanza di Montefeltro, figlia di Federico, duca di Urbino. L'evento, storicamente, avvenuto nell'agosto del 1481, ogni anno, a partire dal 1993, prende vita, nel periodo estivo più vacanziero. Bene così, se richiama turisti e curiosi da ogni parte della penisola.
"Alla tavola della principessa Costanza" sono invitati tutti, dopo che il corteo storico, con decine di figuranti: sbandieratori,trombonieri,saltimbanchi,giocolieri,musici e menestrelli sfila tra le stradine del paese, nelle quali si possono riscoprire antichi mestieri. Altra tappa da non trascurare,una volta arrivati a Teggiano , è la visita al castello Macchiaroli, scenario della congiura dei Baroni,avvenuta nell'inverno del 1497.
Stand gastronomici nei quali fanno bella mostra "parmatieddi", salsiccia di porco cotta alla brace e "bocchinotti" sono da visitare, non prima di aver cambiato l'euro nelle antiche monete coniate appositamente: corone, ducati, tari' e tornesi.