Pagine

domenica 14 dicembre 2025

“Natale a Salerno” al piccolo Teatro del Giullare, adattamento e regia di Brunella Caputo


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Un gradevolissimo divertissement, uscito dal cilindro creativo di Brunella Caputo, della durata di un’ora o poco più, è stato replicato 4 volte nei due ultimi fine settimana. Lo spettacolo, tratto dal libro “A Salerno” di Corrado De Rosa, più tifoso della Salernitana che psichiatra, è stato adattato e recitato dalla stessa Brunella Caputo, che ne ha curato anche la regia. Hanno coadiuvato allo spettacolo, in maniera egregia Davide Curzio e Alfredo Micoloni. L’ aiuto alla regia è di Virna Prescenzo.

La performance di Brunella si rivela subito dilettevole, uscita in punta di piedi e con aria vergognosa, tenendosi appuntato dietro alle spalle i lembi del sipario, si palesa come un pinguino. Una genialata degli anni addietro delle luci d’artista, che si ripetono da 20 anni nella città, oltre alle lucine in ogni dove, si pensò di non lasciare soli gli scogli del lungomare, addobbandoli   con sprovveduti pinguini. La novità fu attrattiva, per qualche anno resistette, poi come tutte le cose ripetute perse d’interesse e dei pinguini si smarrirono le tracce, chiusi come furono negli addetti depositi. E là che Brunella l’ha tirato fuori, scegliendone uno, per rinnovargli la popolarità e per dargli l’anima che nessuno ha mai ha considerato.  Il pinguino di Brunella ha sentimenti, passioni, visione del mondo pieno di sogni e notte di comete, il rimpianto della sua terra, ma anche l’affezione agli scogli del lungomare. A tratti il monologo si fa triste per ripigliare in seguito l’ironia e il divertimento di chi guarda la città senza essere considerato. Al pinguino il trasferimento nella città, con il mare carezzevole piace, saluta i bambini e fa gli occhi dolci agli innamorati e osserva con attenzione ciò che lo circonda e si fa capace che Salerno “…è a metà strada fra la terra e la luna, è l’ombelico del mondo, è dilaniata da un dilemma se ambire a diventare una metropoli cosmopolita o proteggere le sue bellezze in una dimensione di provincia. Questo dilemma la consuma la costringe a dover sempre fare i conti con l’ansia da prestazione…”.

Il pinguino Brunella raccoglie una serie di tic e consuetudini di Salerno nei quali, chi più e chi meno, si riconosce, ne sorride e si rinchiude in una bolla di ricordi, per quelli passati e partecipativi per quelli che si avranno da adesso in poi. Uno resiste felicemente intatto, anzi due, l’amore sfegatato per la Salernitana e il “Passiatone” delle vigilie di Natala e di Capodanno, un abbraccio circolare di tutta la città per augurarsi il bene, la salute, la serenità e conoscere ciò che andrai facendo per le festività, insomma un voler sapere attraverso i tuoi passi, come si evolverà la città, a breve tempo, una sicurezza irrinunciabile peculiare ai salernitani

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




sabato 13 dicembre 2025

La Salernitana Trotula de Ruggiero al piccolo Giullare di Salerno dalla lontana Torino

 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Un’insolita Trotula de Ruggiero, per due serate al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, che fa della sua conoscenza medica il punto per scoprire un omicidio. “Croce senza Cuore” è il titolo del lavoro di Pino Tierno, con Miriam Mesturino e Barbara Cinquatti e la regia di Pietro Bontempo.

Trotula, primo medico d’Europa, nata a Salerno, è stata una sicurezza per le donne di questa città, vissute nell’undicesimo secolo, è conosciuta per aver trattato con competenza questioni di salute femminile, d’igiene, di aver praticato visite ginecologiche, inusuali per l’epoca e aver esposto argomenti tabù come l'infertilità, sia maschile che femminile. Una donna invisa, negli anni in cui si muove, la sua intelligenza, la competenza e per ciò che va dicendo, come il piacere femminile ed il controllo delle nascite, sono ritenute insopportabili ed invereconde pratiche. La sua figura è controversa e molti studi ritengono Trotula non esistita, intanto la sua fama valica il tempo e c’è chi scrive e ne fa un’erudita pièce teatrale: Pino Tierno con “Croce senza cuore”.

Di sicuro a Salerno intorno agli anni 1050, nell’ambito della Scuola Medica Salernitana, si respira aria scientifica e d’avanguardia che le deriva dall’incontro da quella greca, araba, ebraica e latina, disquisita nella città

Poche notizie, intorno alla sua figura, sappiamo che è nata da nobile famiglia di origine longobarda, sposata al medico Giovanni Plaetario, ed ebbe due figli Giovanni e Matteo. Tra le mulieres salernitanae, fu l’unica a lasciare scritti nei quali si apprende, tra l’altro, la superficialità dei medici che ritenevano la gravidanza ed il parto “questioni di donne”

«La miserevole condizione delle donne, e la grazia in particolare di una che mi ha colpito il cuore, mi hanno indotta a trattare con chiarezza le malattie femminili al fine di poterle curare”

E così la troviamo, colta, preparata, battagliera, pronta ad abbattere i più vistosi pregiudizi, legati al mondo femminile ma nel pezzo rappresentato al Giullare, non è subito evidente. Ad apertura di sipario, infatti, fasciati dall’ atmosfera sacrale del coro celestiale delle suore, non s’immagina che la ferocia è là rinchiusa. Trotula è in visita ad una vecchia amica, la nobildonna Ermelinda, che ha scelto di vivere appartata e nella preghiera quotidiana del convento. L’incontro si rivela felice e pieno di nostalgia nel ricordare il tempo trascorso assieme. Opportuni si rivelano alcuni feedback della giovinezza, interpretati dalle due stesse amiche ed inseriti nella rappresentazione, sì da rendere più vivi i dialoghi delle due nobildonne. Ad ogni verità disinibita di Trotula, Ermelinda risponde con il segno della croce, ripetuto più e più volte, ritenendo il discorso peccaminoso.  Ancora non è scontro, ma tra la cultura laica dell’una e la forma bigotta, priva di scientificità dell’altra si comincia ad intravedere che la visita di Trotula non è di pura cortesia.  Prende il via, così, un’indagine serrata dai toni polizieschi del miglior “Tenente Colombo” quando con calma e senza scomporsi attanaglia il colpevole. Trotula lo fa uguale e utilizzando le sue conoscenze scientifiche sul corpo umano, incastra Ermelinda per l’omicidio della nuora, colpevole di essere incinta di un vecchio amore, essendo il marito impotente. Inoltre la medichessa intuisce che la donna, sepolta sotto terra, non è la moglie del figlio di Ermelinda, non ha, infatti, il segno di una vecchia cicatrice sul cranio, che ben conosceva, bensì è una povera contadinella scomparsa nei boschi e mai più ritrovata.

La conoscenza fortificata da un metodo di ricerca il più rigoroso, è capace d’intuizione e di verità ed è questa la condizione d’indagine di Trotula.

Un pezzo di grande pregio, per la crudezza senza scampo del personaggio e per il contenuto intrigante così lontano dalla quiete conventuale. La lentezza nel disquisire, prima di arrivare alla verità, un pregio attoriale di Miriam Mesturino e Barbara Cinquatti, onorate di aver portato Trotula proprio nella sua città natia, dalla lontana Torino. La regia di Pietro Bontempo curata e scevra da orpelli in scena, sono bastate, per la realizzazione, le voci e la memoria delle due valenti attrici 

Maria Serritiello

www.lapilli.eu