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mercoledì 31 ottobre 2012

Nell'ex Salid di Salernoper l'inaugurazione "Anna Cappelli"di Annibale Ruccello




di Maria Serritiello

L' ex Salid, sulla Lungoirno, la vecchia fabbrica di mattoni dismessa, interamente ristrutturata, dal 17 ottobre, è sede del teatro stabile d'innovazione, Fondazione Salerno Contemporanea. Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del Sindaco Vincenzo De Luca, dell'assessore alla Cultura del Comune di Salerno, Ermanno Guerra, del Rettore dell'Università degli Studi di Salerno, Raimondo Pasquino, del Presidente della Fondazione Salerno Contemporanea, Antonio Bottiglieri, e del Direttore della Fondazione Salerno Contemporanea, Igina Di Napoli, mentre alle 21, dello stesso giorno, in scena il primo spettacolo, dal titolo "Anna Cappelli", uno studio particolare di Annibale Ruccello. Lo spettacolo, nell'adattamento diretto da Pierpaolo Sepe, è interpretato dalla bravissima Maria Paiato.
"Entrare in questa sala è una grande emozione - ha detto il Sindaco Vincenzo De Luca - Una delle idee guida del nostro programma era rappresentata dal richiamo ad Edimburgo, quale città dell'eccellenza in ambito teatrale: poteva apparire come un' ambizione eccessiva, ma pian piano il lavoro che stiamo svolgendo ci sta portando a divenire un punto di riferimento per la cultura. In un luogo prima degradato, che ora è un ambiente meraviglioso, ideale per questo genere di iniziative, in pochi anni è nato un vero e proprio polo culturale. Questa è una grande sfida per Salerno".
Anna Cappelli
Nell'Italia degli anni '60, Anna Cappelli, è una donna di provincia che lavora al Comune e vive presso una signora, in una stanza in affitto. In ufficio incontra l'amore in un ragioniere, Tonino Scarpa, proprietario di un appartamento. Anna decide di andare a vivere con lui ma Tonino non vuole sposarla, anzi dopo tanti anni vissuti insieme, finisce col cacciarla di casa, per trasferirsi a sua volta in Sicilia. Una delusione troppo grande a cui Anna risponderà con la follia e con l'amore trasformato cannibale, l'unico ormai in grado di soddisfarla e capace di nutrire la sua disperata fame di affetto.
Annibale Ruccello
Annibale Ruccello nacque a Castellammare di Stabia, si laureò con il massimo dei voti in filosofia a Napoli nel 1977, con una tesi in antropologia culturale sulla Cantata dei pastori di Andrea Perucci Il suo interesse fu subito rivolto alla cultura popolare della Campania e di conseguenza al lavoro di ricerca che da anni Roberto De Simone stava realizzando con la Nuova Compagnia di Canto Popolare . Iniziò a recitare a Torre del Greco presso la fondazione del Teatro del Garage di Gennaro Vitiello, laddove esordirono anche altri noti artisti come Mario Martone ed Enzo Moscato. Ritornando da Roma, morì in un drammatico incidente automobilistico sull'autostrada Roma -Napoli, nel 1986, alla guida dell'auto c'era Stefano Tosi, attore napoletano, deceduto assieme ad Annibale; così si spezzò la sua promettente carriera. Il suo primo lavoro autonomo è del 1960: Le cinque rose di Jennifer.
Lo spettacolo in replica fino a domenica, darà il via al progetto "Il corpo della lingua", riflessioni sull'opera del giovane autore, precocemente scomparso. Prossimo spettacolo "Ferdinando" il capolavoro di Ruccello, da giovedì 25 a domenica 28 ottobre.

Maria Serritiello


giovedì 18 ottobre 2012

Rio Bo.Fatta Salerno bisogna fare i salernitani



"Rio Bo" è la poesia di Aldo Palazzeschi che voglio dedicare a tutti i nostalgici di  Salerno, stile anni '50. Gli stessi, ad ogni annunciato cambiamento, attaccano con le lamentazioni nostalgiche, i  malevoli commenti su facebook lo testimoniano. Ogni novità, qualsiasi cambiamento urbanistico  e tutto ciò che lancia la città turistica è vissuto come immane sciagura. Per loro, Salerno, come  Rio Bo è la città ideale, è l' immagine retrò cristallizzata nei loro pensieri ma Salerno è altro e sarà sempre di più per il  processo di trasformazione in atto. Un tempo si dissodava con l'aratro di legno,tirato da buoi, ciò non ha impadito l'avanzare del trattore...A "intelligenti pauca"  
   Maria Serritiello

Rio Bo
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.
  Aldo Palazzeschi




mercoledì 17 ottobre 2012

Salerno Porta del Mediterraneo: Festival dei due Fratelli



SABATO 27 OTTOBRE 2012
CORSO VITTORIO EMANUELE

LA COMPAGNIA DALTROCANTO IN CONCERTO


DOMENICA 28 OTTOBRE 2012

LARGO PRATO

SPECIALISSIME SERATE CON TANTI MUSICISTI E DANZATORI






Vaticano II, dibattito a Salerno oltre l'ingenuo ottimismo post conciliare






FONTE: EOLOPRESS.IT
NICOLA RUSSOMANDO

Salerno-13 ottobre 2012


Nell'ambito delle celebrazioni per il cinquantenario dell'apertura del concilio Vaticano II anche la città di Salerno nella sua espressione istituzionale, il comune, ha dato il suo contributo con il convegno di sabato 13 ottobre dal titolo "La carezza della luna. Riflessioni su comunità e comunicazione". Il riferimento è al celeberrimo discorso pronunciato a braccio da Giovanni XXIII la sera dell'11 ottobre 1962, giorno dell'apertura del concilio, innanzi alla fiaccolata organizzata dall'Azione cattolica per l'evento e che vide il concorso in massa dei romani.
Pagina indimenticabile del pontificato giovanneo, in cui quel Papa seppe effettivamente dare prova della sua "sapientia cordis", come gli riconobbe Giovanni Paolo I, successore prima sulla cattedra di S. Marco a Venezia e poi per soli trentatré giorni sul soglio di Pietro.

Il convegno salernitano, che ha visto la partecipazione, oltre che dell'ospite, il sindaco De Luca, dell'arcivescovo Moretti, di Angelo Scelzo, vicesegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, di D. Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, e dello stesso cameraman Claudio Speranza, che effettuò le storiche riprese per conto della Rai, ha inteso evocare tutta la suggestione di quel momento nella prospettiva dello sviluppo conciliare.

Il discorso è stato letto come momento alto di comunicazione della novità conciliare al mondo con tutto il carisma dell'autore di una rivoluzione nei rapporti tra Chiesa e mondo e nell'amplificazione dei mezzi di comunicazione di massa. In questo il convegno salernitano non è rifuggito dai toni oleografici che si accompagnano inevitabilmente a tali rievocazioni.

Invece, la celebrazione del cinquantenario è l'occasione, come ribadito anche dal Pontificio Comitato per le Scienze storiche, di "storicizzare" finalmente il concilio, per sottrarlo all'aura d'intangibilità che lo accompagna. Anche il Vaticano II è prodotto in qualche modo della storia e porta in sé traccia evidente di quell'ottimismo dei primi anni sessanta destinati a conoscere una rapida e tragica involuzione. La stessa comunicazione dei lavori conciliari attraverso i media, con l'emersione della categoria dei giornalisti vaticanisti, nella lettura odierna di uno dei più raffinati, Sandro Magister, ha contribuito in modo determinante a dare dell'assise un'interpretazione politica, segnata da maggioranza e minoranza, tale da ipotecare pesantemente la successiva recezione nelle chiese locali. Di ciò ha dato una lettura "autentica" Benedetto XVI nel discorso, anch'esso a braccio, pronunciato la sera dell'11 scorso, giorno in cui si apriva l'Anno della Fede da lui indetto e a ricordo dell'intervento giovanneo. Lettura autentica in quanto operata da un testimone di quei fatti di cinquant'anni fa e primo Papa non Padre conciliare, ma solo perito teologo al concilio. E, infatti, nel bilancio di un cinquantennio, le parole di Benedetto XVI hanno assunto un tono commisurato alle difficoltà della stagione della ricezione. "Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile. In questi cinquant'anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c'è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: «il Signore dorme e ci ha dimenticato»".

E'apparso subito significativo il riferimento al "peccato originale", una questione mai toccata al concilio Vaticano II in quanto definita stabilmente dal concilio di Trento, eppure questione cruciale di cui Paolo VI ribadì la dottrina tradizionale già ad un anno dalla chiusura dell'assise nel 1966. Ribadire oggi l'esistenza del peccato originale che "si trasmette per propagazione e non per imitazione", che "è insito in ogni uomo come proprio" e che "si traduce sempre di nuovo in strutture di peccato" segna il superamento di quell'ingenuo ottimismo che non fu certo di Giovanni XXIII, ma di quanti hanno pensato e continuano a pensare che il Vaticano II abbia quasi restituito all'umanità la situazione di grazia originaria. La gioia di Giovanni XXIII, che è la gioia del credente, tradotta oggi in una forma "più sobria, più umile" nasceva anche dalla visione di una Chiesa compatta intorno la suo pastore, nella sua dimensione universale e quindi cattolica, la cui visione di piazza S. Pietro la mattina con i vescovi in processione, la sera con la fiaccolata dei fedeli era immagine plastica. Non sarà più così dopo il concilio con quell'atteggiamento di divisione che è "la zizzania nel campo del Signore" e che giunge a rendere controverse le stesse verità di fede di cui Giovanni auspicava solo l'aggiornamento nella comunicazione.

Lo disse, del resto, proprio nel discorso che si è ricordato a Salerno: "la luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, e nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la grazia sua, tutte le anime". A conferma dell'eterna dialettica tra natura e grazia e sotto la muta testimonianza della luna, lirica presenza nell'immaginario degli uomini di ogni epoca.

Celebre discorso tenuto da Giovanni XXIII dopo l'apertura del Concilio Vaticano II ai romani, che portavano le fiaccole in ricordo dell'antico Concilio di Efeso

QUANTO CI MANCA LA PATERNITA' DI PAPA GIOVANNI XXIII.



                                  





martedì 16 ottobre 2012

Diventa papà a 96 anni!!

 


FONTE WWW.VIRGILIO NOTIZIE

Si chiama Ramajit Raghav, è indiano ed è probabilmente destinato a entrare nel libro dei record perché ha annunciao di essere diventato padre... a 96 anni! L'uomo, un umile contadino, come riporta "Times of India" ha fatto un maschietto con la moglie di 52. Il suo segreto di longevità? L'astinenza. L'uomo infatti ha dichiarato tra l'altro di non avere mai fatto sesso fino a pochi anni fa e di avere iniziato solo in tardissima età



domenica 14 ottobre 2012

"Settimo"l'ultimo romanzo poliziesco di Paolo D'Amato



FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

"Settimo" è un romanzo poliziesco, quarto libro scritto da Paolo D'Amato e dopo "Tempo", del 2008 e "Via delle Tofane" del 2010. Ciò che da subito incuriosisce è il titolo del libro "Settimo", ma dopo la lettura di qualche pagina se ne comprende il perché ed è una piacevole scoperta, una felice intuizione dell'autore. La trama è semplice e ben costruita, il morto ammazzato lo si trova appena si sfoglia la prima di 145 pagine. Il libro ha una veste grafica interessante, infatti la copertina è un originalissimo scatto fotografico che ritrae i sontuosi portici del Palazzo di Città, di epoca fascista, dove ha sede il Comune di Salerno. Dal che s'intuisce  che il romanzo è ambientato nella città natale dell'autore e che della lettura ne comprendiamo bene i riferimenti, i luoghi, i fatti, e i personaggi, come si comprende ancor più la familiarità  del narrare, quasi un racconto di quartiere, quello che passa di bocca in bocca, prima sussurrato e poi più audace e con aggiunte, man mano che il cerchio si allarga. Il vero piacere del giallo è quello di conoscere i luoghi fisici di Salerno, quasi che il fatto non sia nato dalla penna di Paolo D'Amato ma da una cronaca vera e cittadina, una storia raccontata e da sempre ascoltata.
L'autore amministra con maestria sia il fatto di sangue che la strategia della tensione, tanto che appena essa si eleva, l'interrompe e la lega a riferimenti storici, labili ricordi negli abitanti. Oppure distrae l'attenzione dall'indagine, rivelando fatti personali del commissario Settimo, memorie a cui lui stesso si abbandona compiaciuto molto spesso. Scopriamo così che il suo essere introverso e solitario ha una ragione lontana, fissata nella sua infanzia, che il desiderio di avere un padre, il suo è meglio dimenticarlo, lo conduce all'affetto riconoscente verso "Don Alfonso", ormai non più un estraneo. Nel delineare i personaggi e l'ambiente fisico, dove si svolgono tutte le azioni del romanzo giallo, l'autore rileva, con buona conoscenza, tutte le variazioni della città ma si fa forte anche di conferme, che vanno dal lungomare, sempre lo stesso, fino  ai vicoli che s' inerpicano all'Umberto I,  meglio conosciuto come "'O  Serraglio". Già il "Serraglio", ovvero l'orfanatrofio, nel quale molti bambini salernitani, nel dopo guerra principalmente, ma anche in seguito, hanno vissuto, scampando alla fame e all'abbandono della famiglia,  tra cui il commissario e la sorella, alla morte della madre. Così "Don Alfonso", la figura buona che aiuta i due orfani, Settimo e Celeste, a sopravvivere in una struttura con regole militaresche, altro non è che Alfonso Menna,  il sindaco di Salerno dal 1956  in poi e che al "Serraglio ha ricoperto prima la carica di commissario e poi di presidente, un altro chiaro riferimento alla  vita cittadina. Entra nel racconto e fa parte della trama immaginaria, anche il terrorismo degli anni '80, che Salerno ha vissuto con le sue vittime, in Via Parise. Un racconto, dunque "Settimo", che trasuda continuamente Salerno, prima ancora della  trama e prima dell' intreccio narrativo che si pone quasi in secondo piano, ma toccante per l'amore che l'autore mostra per la sua città. Le sequenze del racconto sono giuste, dosate, tanto da  rendere singolare il poliziesco che arriva all'immaginario prima del linguaggio, presentato come una sorta di contaminazione, una lingua trasformata in  sonorità che conosciamo, perché ci appartengono tutte. Così l'impianto narrativo del giallo c'è tutto e si svolge con abilità, suscitando curiosità di scoprire chi è l'assassino ma anche desiderio di conoscere il percorso non facile della vita di Settimo. Paolo D'Amato ha fortemente voluto contestualizzare il racconto, tanto che a volte i riferimenti storici sulla città risultano un po' forzati ma mai inopportuni, anzi sono squarci di rinverdita  conoscenza e le informazioni su fatti ed avvenimenti, di grande utilità per l'appartenenza. E quando si arriva all'ultima pagina e si scopre tutto ciò che  andava appreso si ha la sensazione che sia un vero peccato il distacco dalle pagine del libro. Vivere all'interno di questo racconto è come vivere nella città, in un protetto caseggiato, certo c'è un omicidio che si consuma, ma non è cruento, il morto viene trovato sul lungomare, lungo la bellissima passeggiata cittadina e già l'efferatezza dell'atto si attutisce  se è il mare a fare da sfondo e poi c'è lui Settimo a proteggere e a vegliare su tutti con la sua esperienza di ex ragazzo del "Serraglio"

Il 24 Ottobre 2012 alle ore 17,30, presso la sala Bottiglieri della Provincia di Salerno, sarà presentato "Settimo".
Maria Serritiello

Maria Serritiello.


I lunedì del "Caffè dell'Artista"di Salerno 2012-2013

DI MARIA SERRITIELLO

Torna, dall'otto ottobre, ogni lunedì, l'appuntamento settimanale del "Caffè dell'Artista", il circolo culturale, che nasce nel  1996 come esigenza di vivere un'esperienza artistico- letteraria  e di promuovere cultura nella città di Salerno. La  sede è presso il Circolo Ufficiale di Via San Benedetto. L'anno sociale 2012-.2013, oltre all'incontro di benvenuto tra i soci, festeggiato con un elegante buffet e servito con impeccabile eleganza dal gestore Giovanni Squizza, ha catalizzato l'attenzione sul concerto musicale del compositore Enzo Siani, virtuoso artista del pianoforte, che ha eseguito sue composizioni. La musica di Siani, una cascata di note che ha invaso magicamente l'antica struttura, in pieno centro storico, è essenzialmente descrittiva, per cui  si riconoscono, piacevolmente, riferimenti mediterranei, classici europei e latini. Questo il programma eseguito:

Flamenco Gitano –Andaluso, L'Aquila della notte, Gli Erranti, Eros Tango, Il Cavaliere dell'Araba Fenice, Nei Mari del Sud, Fin de Siecle-Orient-Express, Irlander Story, Streghe al Chiaro di Luna.

Curriculum  Maestro Enzo Siani
Pianista, Musicista - Compositore, diplomato al Conservatorio di Musica di Napoli, si dedica da anni ad attività concertistica ed alla ricerca di nuovi linguaggi di musica strumentale-espressionista. Ha tenuto serate concertistiche in Italia e all'estero (in Portogallo, Svizzera, Francia) riscuotendo successo e consensi. Ha partecipato a convegni nazionali ed esteri sulla ricerca psichica e crescita interiore, guadagnandosi per questo l'appellativo di "musicista dell'anima". L'originalità della sua musica risiede nella capacità di ampliare gli orizzonti della cultura mediterranea attraverso un viaggio multietnico e multiculturale, rimarcando la corrente "World Music" con nuovi contenuti armonici, sintesi di una sensibilità di tendenza mistica e sonorità orientali. Nel 1997 ha inciso il CD " Spirits of Lights" in collaborazione con Paola Pagano sotto la denominazione di Vedania. Nel 2001 il suo brano "Crisalidi" è stato selezionato fra i primi dieci su seicento partecipanti al Premio Lunezia presenziato da Mogol. Ha realizzato musiche per un video d'interesse storico-artistico per il Museo sperimentale della ceramica. Il compositore è in cartellone per una serie di concerti al Solluan e un cd-live dal titolo "Il giardino d'inverno".
La presidente Florinda Battiloro, a fine concerto, nell'augurare a tutti i soci un anno ricco di incontri culturali, di ottimo livello, com' è solito realizzarli il "Caffè dell'Artista", ha annunciato il programma dei prossimi appuntamenti :
15 0ttobre 2012 0re 18.00
Spettacolo Teatrale "Na festa a sorpresa" della compagnia L'Edera a cura di Tito Di Domenico
22 ottobre 2012 ore 18.00
Spettacolo teatrale: "Farmacia di turno" di Eduardo De Filippo.
29 ottobre 2012 ore 18.00
Presentazioe  del libro "Ho scritto t'avor sulla sabbia" di Lucio Rufolo, a cura di Licia Di Stasio.
5 novembre 2012
In occasione del 50° anniversario della Fondazione del "Movimento Salvemini", visita nella città di Roma.
Partenza ore 7.30 da Salerno, visita dell'Ara Coeli. ore 13.00 pranzo. ore 16,00 celebrazione dell'evento nella Sala della protomoteca in Campidoglio. Rientro in serata

Maria Serritiello






mercoledì 10 ottobre 2012

Onu: giornata bambine, 6 notizie al giorno abusi in Italia, nel mondo 150 milioni stuprate



FONTE:ANSA.IT

Sei notizie in media ogni giorno su abusi e maltrattamenti subite da bambine e ragazze in Italia. E' il dato piu' significativo di un Dossier sulla condizione delle minorenni italiane messo a punto dall'agenzia ANSA, insieme a Terre des Hommes, in occasione della Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze indetta dall'Onu per domani 11 ottobre e presentato oggi alla Presidenza del Consiglio.
Il dossier, realizzato su materiale tratto dall'archivio dell'Agenzia, prende in esame la cronaca di 18 mesi (gennaio 2011-giugno 2012). In questo periodo sono state trasmesse oltre 130 mila notizie di cronaca; i casi di abusi e maltrattamenti che hanno interessato bambine e ragazze sono state 3.196, appunto circa 6 al giorno. Inoltre, si sono registrati 804 casi di pedofilia e adescamento online, sempre in 'rosa', seguiti da fatti di violenze familiari, abbandoni, trascuratezze, bullismo.
I primi cinque casi piu' 'popolari' al centro della cronaca nera per mesi sono stati quelli di Sarah Scazzi (914 notizie), Yara Gambirasio (413), Elisa Claps (304), delle gemelle Schepp (280), assieme alle notizie (46) che ancora oggi arrivano sulla scomparsa di Denise Pipitone.
Un sms solidale al numero 45501, fino al 21 ottobre, per sostenere con due euro i diritti delle bambine nel mondo. E' la campagna 'Indifesa' di Terre des Hommes, triennale, che mira a rafforzare l'impegno nei progetti a favore delle bambine.
Quest'anno – afferma l'Ong - grazie alla raccolta fondi, saranno aiutate le 'bambine domestiche' del Perù, le 'spose bambine' del Bangladesh, le 'mamme bambine' della Costa d’Avorio e le 'bambine salvate dall'infanticidì in India. In Italia, grazie a un accordo di partnership con i centri Soccorso Rosa dell'Ospedale San Carlo di Milano e SBAM della Clinica Mangiagalli di Milano, TdH contribuirA' anche alla realizzazione di progetti di prevenzione degli abusi sulle bambine. "Il problema infatti è anche italiano – afferma Raffaele Salinari, Presidente di Tdh - l'assenza di un vero e proprio monitoraggio degli abusi sui bambini, e in particolare sulle bambine, in Italia, è una delle questioni che Terre des Hommes ha posto alle istituzioni italiane".








domenica 7 ottobre 2012

Dopo 69 anni Operazione Avalanche a Salerno è un museo


FONTE:WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Avalanche"  è stata la più grossa operazione anfibia mai realizzata nella storia. Lo sbarco anglo-americano, secondo solo a quello della Normandia è avvenuto nel limpido mare di Salerno, il 9 settembre del 1943. La "valanga" che si abbatté sul territorio salernitano e sul suo lunato golfo si estese in un'area compresa fra Maiori ed Agropoli.  Furono impiegate 500 navi ed oltre 160 mila uomini, tra inglesi e americani, guidati dal generale Mark Clark, comandante della 5° armata. La città di Salerno si ritrovò, così, ad essere protagonista di uno degli episodi più incisivi della seconda guerra mondiale, che consentì il primo ingresso in Europa degli alleati. Il "D- Day" scattò alle 3,30, a poche ore dalla firma dell'armistizio di Badoglio. Il compito della quinta e ottava armata fu quello di colpire alle spalle i tedeschi che risalivano dalla Sicilia.  Tutto il conflitto costò 50  milioni di vittime e solo a Salerno tra i civili, di morti  se ne contarono 700. Fin qui dai libri e da testimoni, le notizie storiche, dal 28 settembre, invece, l'"Operazione Avalanche" è divenuto un museo, allestito dall'associazione Parco della Memoria della Campania, sito nei locali Di Via Generale Clark, un segno del destino, messi a disposizione dalla Regione. All'interno del museo si trovano divise, cimeli, documenti, manifesti, armi, materiali bellici, e persino un carro armato, alloggiato all'esterno insieme ad un mezzo da sbarco che  fa bella mostra di sé. Lo spazio espositivo si serve di reperti e testimonianze, sapientemente raccolti da ogni parte del mondo  e farà parte di una rete di nuovi musei, come quello che sarà situato a Napoli, sulle "4 giornate", famose per aver determinato, a furor di popolo, la cacciata dei tedeschi dalla città e quello di Caserta sulle "stragi naziste" che nel territorio  giustiziarono 800 civili con colpo alla nuca, non risparmiando neanche i bambini. "Lo sbarco e Salerno Capitale", questo il titolo dato della mostra, che sinteticamente racchiude il periodo in cui la città di Salerno entrò di diritto nella storia. La liberazione dell'Europa partì da Salerno, dice lo storico Nicola Oddati, docente universitario e presidente dell'associazione "Parco della Memoria", citando Winston Churchill  e sempre a Salerno, più tardi,  divenuta capitale d'Italia, dal 10 febbraio al 15 luglio, si posero le basi della costituzione Italiana, L'associazione "Parco della Memoria" è stata ideata da Eduardo Scotti, giornalista salernitano di Repubblica,  di cui è il segretario e  come  suo  è il progetto che tenderà ad unire in rete nuovi musei per la conservazione della memoria. Pannelli di varia misura tappezzano tutto lo spazio a disposizione per racchiudere le drammatiche sequenze fotografiche di quei giorni, mentre nelle teche luminosissime si conserva materiale prezioso, perfino il berretto di un marinaio della nave "Nelson" su cui si firmò "l'Armistizio lungo" del 29 settembre ed ancora, un lucido paracadute di seta bianca e vecchie divise di guerra, fornite dalla Brigata Garibaldi, tra cui quella del tenente Antonio Amato, futuro generale, che partecipò alla battaglia di Mingano Montelungo, la prima combattuta dagli italiani a fianco degli alleati. Alla serata inaugurale è stato presente, quale ospite d'onore, il console americano Donald Moore e il sottosegretario ai beni culturali Gianpaolo D'Andrea.
 "Un dato da tener presente"dice Eduardo Scotti  "nel 2013 ricorrerà il settantesimo anniversario dello sbarco. A questo evento la città non dovrà giungere impreparata, anzi è da considerarsi un attrattore in più per lo sviluppo turistico a cui si prepara. Basti pensare che per il 6 giugno  2014, anniversario dello sbarco in Normandia, in quel luogo, non certo ricco di attrattive, di cui noi siamo abbondanti, ci sono già un milione e duecento mila prenotazioni, solo per l'evento."
L'allestimento in mostra del "D-Day" salernitano, proprio il 9 settembre scorso, a compimento del sessantanovesimo anno, è stato preceduto da una rappresentazione, ultima della consueta rassegna estiva del Teatro dei Barbuti, diretto da Peppe Natella. Lo spettacolo, rievocativo dello sbarco, è stato presentato da una spigliatissima e accattivante Gilda Ricci e dalla voce più bella e carezzevole, che si possa godere, del teatro salernitano, Davide Curzio.  Il"Salerno Day", questo il titolo della serata dedicata alla città, si è avvalso delle  musiche, dirette dal Maestro  Guido Cataldo e di una sua dolcissima composizione  inedita, cantata accoratamente da Diana Cortellessa, mentre per le ricerche iconografiche e storiche, si sono adoperati  Nicola Oddato, Eduardo Scotti e Corradino Pellecchia.
Il Museo, che gode dell'alto patronato della Presidenza della Repubblica è aperto ogni giorno dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 20.  Info: www. salerno1943-1944. com
Maria Serritiello





Le Domeniche di Roberto Saviano


Fonte:Facebook 

Le Domeniche
di Roberto Saviano

Le domeniche a leggere tutto il giorno. Le domeniche a casa mia da ragazzino, mio padre ad ascoltare il Napoli. Le domeniche, di sera, per recuperare i compiti rimandati all'ultimo momento. Le domeniche a preparare esami. Le domeniche a giocare a pallone, quelle in cui tua madre ti viene a prendere al campetto perché s...
tai facendo tardi. Le domeniche che aspetti che tutti vadano a dormire dopo pranzo per fare l'amore con la fidanzata. Le domeniche al mercato della Pignasecca, a far la spesa per tutti i coinquilini, è il tuo turno. Le domeniche in giro per cantieri edili a farsi raccontare storie nel giorno in cui c'è meno controllo. Le domeniche a scrivere, scrivere per consegnare. Le domeniche sveglio all'alba per andare al mare. E una sorta di infinito desiderio e adrenalina che saliva all'ultima curva, quella che si chiudeva aprendosi a strapiombo sul mare. Le domeniche a San Leucio: silenzio, cielo e la città di Utopia intorno, proprio lì nel cuore dell'inferno criminale. Le domeniche a leggere ad alta voce Pavese o Scotellaro, a declamare Martin Eden o leggere tutto Landolfi, per sentirsi diversi da tutto. Non migliori: diversi. Di tutte queste domeniche che chissà per quale déjà vu mi son piombate oggi, non me n'è rimasta nessuna. Fiore senza petali.

Roberto Saviano




Spesso mi si chiede come sia pos­si­bile che delle parole pos­sano met­tere in crisi orga­niz­zazioni crim­i­nali potenti. In ver­ità ciò che spaventa è che tutti pos­sano d’improvviso avere la pos­si­bil­ità di capire come vanno le cose. Avere gli stru­menti che svelino quel che sta dietro” R.S.

Fonte: The official website

Roberto Saviano è nato a Napoli nel 1979. Si è lau­re­ato in Filosofia all’Università degli Studi di Napoli Fed­erico II.
Com­in­cia la sua car­ri­era nel 2002 scrivendo per  Pulp, Diario, Sud, Il Man­i­festo, Il Cor­riere del Mez­zo­giorno e sul sito web let­ter­ario Nazione Indiana.
Nel marzo 2006 pub­blica il suo primo romanzo “Gomorra”, edito da Mondadori.
L’iniziale tiratura di 5000 copie ter­mina in una set­ti­mana, in pochissimo tempo il libro scala le vette delle clas­si­fiche sia in Italia che all’estero. Tradotto in 53 paesi diventa un best­seller con 2 mil­ioni e mezzo di copie ven­dute in Italia e 4 mil­ioni di copie ven­dute nel mondo.
Gomorra, viag­gio nell’impero eco­nom­ico e nel segno di dominio della camorra” è un romanzo, scritto sulla base di espe­rienze vis­sute, forte­mente accusato­rio nei con­fronti delle attiv­ità del “Sis­tema”: un’organizzazione affaris­tica con ram­i­fi­cazioni impres­sio­n­anti su tutto il pianeta, la cui forza negli anni, è stata sem­pre quella di godere del silen­zio, di essere secante alla grande atten­zione medi­at­ica, di riman­erne ai margini.
Per paura di ved­ersi sem­pre sotto i riflet­tori dell’opinione pub­blica la camorra ha minac­ciato  ripetu­ta­mente Saviano, che dall’ottobre del 2006 vive sotto scorta, per motivi di sicurezza sta­bil­iti dallo Stato, ed è costretto a cam­biare con­tin­u­a­mente dimora.
Da Gomorra sono stati tratti uno spet­ta­colo teatrale, valso a Saviano gli Olimpici del Teatro 2008 come miglior autore di novità ital­iana, e l’omonimo film, diretto da Mat­teo Gar­rone, can­didato al pre­mio Oscar come miglior film straniero e pre­mi­ato a Cannes nel 2008 con il Gran Prix du Jury.
Appare spesso in tele­vi­sione con la lucida con­sapev­olezza che per lui vis­i­bil­ità sig­nifica vita.
Nell’ autunno del 2008 subisce ulte­ri­ori minacce dal clan dei casalesi e molti premi nobel deci­dono di fir­mare in suo favore un appello di sol­i­da­ri­età. Nel novem­bre dello stesso anno viene invi­tato all’Accademia di Stoc­colma – luogo in cui dal 1901 ven­gono asseg­nati i Nobel-  per dis­cutere di lib­ertà di espres­sione e per par­lare di sé, della vita di un perseguitato.
Gli sono state ded­i­cate pun­tate spe­ciali a “Matrix”, “Anno zero”, “L’era Glaciale” e “Che tempo che fa”.
Nel novem­bre 2009 Mon­dadori pub­blica il suo sec­ondo romanzo “La bellezza e l’inferno”,  una rac­colta di arti­coli scritti soprat­tutto sotto regime di protezione.
Il romanzo è diven­tato un monol­ogo teatrale che rac­conta come la parola, da sola, possa rap­p­re­sentare l’unica forma di resistenza di una vita blin­data, come il tal­ento e il cor­ag­gio di per­sone come Miriam Makeba, Lionel Messi pos­sano diventare l’unica forma attra­verso cui la bellezza resiste all’inferno.
Nel marzo 2010 esce invece per Ein­audi un cofanetto con DVD dal titolo “La parola con­tro la Camorra”- il video si apre con un’ orazione civile, un ined­ito asso­luto di quasi un’ora reg­is­trato per l’occasione il 30 otto­bre 2009. Il libro che accom­pa­gna il DVD si com­pone di 3 sequenze: “Una luce costante”, “Cosí parla la mia terra” e “Il rac­conto delle immag­ini.” 
Nel vol­ume si trovano anche scritti di  Wal­ter Siti, Aldo Grasso, Paolo Fab­bri e Benedetta Tobagi.
Roberto Saviano in Italia col­lab­ora con “La Repub­blica” e “L’Espresso”, negli Stati Uniti con il “Wash­ing­ton Post” e il “New York Times”, in Spagna con “El País”, in Ger­ma­nia con “Die Zeit” e “Der Spiegel”, in Svezia con “Expressen” e in Inghilterra con il “Times” .
Per la sua attiv­ità di autore e per l’impegno civile, gli sono stati asseg­nati il Pre­mio Viareg­gio “Opera prima”, il Pre­mio Nazionale Enzo Biagi, il Geschwister-Sholl– Preis, il Pre­mio Gior­nal­is­tico di Lip­sia, il Pre­mio Vàzquez Mon­tal­bàn, il Pre­mio Mar­tinetto e la Lau­rea Hon­oris Causa dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
 

È morto Paride Allegri, partigiano e attivista ambientale


Fonte; 24 emilia.com

È morto a 92 anni l’agronomo Paride Allegri, noto per esser stato comandante partigiano della 76ª Sap con il nome di battaglia "Sirio" e per il suo impegno come attivista verde cominciato già dai primi anni 60. Nato il 23 novembre 1920 a Collagna, sull'Appennino reggiano, era malato da molti anni di Parkinson. Si è spento nella sua casa di Montalto, nel comune di Vezzano, dove era assistito dalla moglie Linda. Lascia anche i tre figli Francesco, Giovanna e Sandro.

Nel 1937 inizia a frequentare l’oratorio di San Rocco a Reggio Emilia per poi diplomarsi come perito in Agraria. Conseguito il brevetto di pilota civile, organizza un nucleo di resistenti con gli ex compagni di scuola. Dal gennaio 1945 guida la 76ª brigata Sap “Angelo Zanti” fino alla Liberazione con il nome di battaglia di "Sirio". Consigliere comunale nella prima consigliatura di nomina prefettizia (1945-1946) come rappresentante dell'Anpi, dal 1945 al 1948 Allegri organizza la scuola convitto “Rinascita” di Rivaltella.

Dopo la lotta di Liberazione la sua militanza e il suo impegno civile si rivolgono al pacifismo, alla politica e all’ambiente. Fino al 1950 lavora per il Movimento cooperativo nel sud Italia. Dal 1958 al 1978, invece, passa a dirigere il servizio del verde pubblico del Comune di Reggio Emilia. Dal 1985 al 1986 è di nuovo consigliere comunale nel partito dei Verdi, mentre nel 1987 fonda “Resistenza Verde” e nel 1999 dà vita al Centro per la riconciliazione dei popoli, il disarmo universale e la difesa del creato, di cui è stato anche presidente. Sua l’idea, già dagli anni '80, di realizzare un bosco urbano nella zona del Campovolo.

E’ stato inoltre autore di testi e ispiratore di spettacoli teatrali. Durante la lunga vita Paride, chiamato da alcuni il Gandhi reggiano, ha ricoperto anche il ruolo di vicepresidente dell'Associazione italiana di biodinamica. Ha combattuto per il rispetto della terra e dell’uomo arrivando anche a incatenarsi come forma di protesta. Famosa la comune fondata nella sua casa di Ca’ Morosini, sulle colline reggiane, dove aveva piantato oltre 3mila alberi e ospitava persone provenienti da tutto il mondo. Fino a lì era arrivato dal Giappone Fukuoka, inventore di un metodo di coltivazione biodinamica.

La sua storia è stata d'ispirazione per lo spettacolo teatrale Il cerchio dei ciliegi del regista bolognese Bruno Cappagli. In occasione del V-Day 2 del Movimento 5 Stelle per l'informazione libera, datato 25 aprile 2008, lasciò un messaggio rivolto ai giovani di oggi che fu rilanciato anche dallo stesso blog di Beppe Grillo

I funerali si  sono svolti nella giornata di sabato 6 ottobre a Montalto in forma privata, come lui aveva disposto prima di morire.




"Tardi" il nuovo singolo dei Rei Momo



I Rei Momo, all’uscita di ogni loro singolo, pongono molta attenzione ai video- clip che accompagnano le esecuzioni. Questa volta per “Tardi”, il bellissimo pezzo, il terzo estratto dall’album “I Demoni”, si sono serviti di raffinate immagini in bianco e nero, tratte dal film capolavoro “Il Monello”. Nel video appare Chaplin e si deve essere molto bravi e i Rei Momo lo sono, a superare, con la musica, Charlot. “Tardi” affronta il tema della seconda volta nella vita, molto caro ad ognuno, soprattutto se la prima è andata non bene, così tardi non è se si presenta una seconda  possibilità. “Nell’algebra dell’esistenza, incognita davvero importante è capire di aver vissuto l’amore che travolge l’istante…” così l’inizio della canzone, dal che si comprende che essere travolti dalla passione è ciò che dà la possibilità di non avere rimpianto del”tardi”. Gli anni che passano sono i soli a non fare sconti si che afferrare l'occasione è un imperativo categorico.

Commento.

Ci stanno abituando bene i Rei Momo, la loro è dolce melodia ed i contenuti sono  preziosi intrecci che abbelliscono ancor più  i pezzi musicali. La voce di Ennio Cavuoti è carezzevole, come lo è il ritornello, che già si attende appena il canto ha inizio. Non c’è che dire i Rei Momo, nel panorama musicale, si sono creati uno stile tutto loro e ciò che è lodevole non è imitativo di nessuno. Buona musica, ottimi gli arrangiamenti, profonda conoscenza musicale e voci accattivanti. I testi, poi, sapienti quanto basta, per essere canticchiati da tutti, sono un punto di forza a loro favore. Al  terzo singolo, tutti di buona fattura, i Rei Momo, sono ormai una piacevole realtà tutta italiana ma che onora il Sud. Da loro si attende solo il meglio, infatti ogni volta è così.



Rei Momo sono una rock-band italiana composta da Ennio Cavuoto (voce e basso), Michele Criscuolo (chitarra) e Pasquale Riccio (batteria). Il nome “Rei Momo”, letteralmente “Re del carnevale”, è tratto dal titolo di un album di David Byrne, storico membro dei Talking Heads, ed è in armonia con lo spirito del gruppo. Nel senso più profondo, infatti, il carnevale non è altro che uno spettacolo senza ribalta e senza divisione tra esecutori e spettatori, nel quale sono abolite le norme della vita sociale, viene meno qualsiasi distanza tra le persone e v'è combinazione tra sacro e profano, tra sublime e infimo, tra grandioso e meschino, tra saggio e stolto. E' un simbolo di libertà, un mondo al contrario nel quale si assiste al rito dell’incoronazione e scoronazione del Rei Momo, un uomo qualunque che, nella vita rovesciata, è tutto l'opposto di un vero re. Ad oggi la band ha all’attivo numerosi brani inediti e concerti live in diverse città italiane. Per alcuni anni ha collaborato con il cantante Mango, partecipando, come Special Guest, ai tour 2009 e 2010 dell’artista lucano e suonando in alcuni tra i più importanti teatri italiani, tra cui il Gran Teatro di Roma (16 febbraio 2009 e 5 marzo 2010), il Teatro Smeraldo di Milano (23 febbraio 2009), il Teatro Augusteo di Napoli (9 marzo 2009 e 15 marzo 2010) e il Teatro Verdi di Firenze (30 marzo 2010). Il primo singolo estratto dall'album di Mango "Gli amori son finestre" porta la firma dei Rei Momo e si intitola "Contro tutti i pronostici". 


 "Tardi" è il terzo singolo tratto dall'album "I Demoni"



Maria Serritiello

giovedì 4 ottobre 2012

A scuola d' Europa, nei progetti formativi, al Liceo Statale Alfano I di Salerno


FONTE: WWW.LAPILLI.EU
DI MARIA SERRITIELLO

Il 25 settembre scorso, alle 10,30, nell'aula magna  del Liceo Statale Alfano I di Salerno, si è tenuto un importante incontro con allievi, professori, esperti e tutor,  presente il Dirigente Scolastico, Antonio Lepre  e la Vice Sindaco, Prof.ssa Eva Avossa, Assessore alla Pubblica Istruzione. Occasione d'incontro è stata la conclusione dei Progetti CS FSE02_ POR_CAMPANIA-2012-535 "Rivisitare i nuovi linguaggi della comunicazione nel settore artistico musicale", svolto a Berlino dal 16 agosto al 12 settembre (a cui hanno partecipato 15 alunni della classe III A del Liceo Musicale Alfano I, selezionati per aver ottenuto la media più alta nelle discipline musicali) e  "Integrarsi nel miglior sistema formativo europeo", svolto in Finlandia da 15 alunni del Liceo Scienze Umane, ex  socio-psico-pedagogico  Alfano I di Salerno, classi III e IV, selezionati anch'essi in base al merito e all'impegno, dimostrato durante l'anno scolastico 2011-2012.
Gli stage sui sistemi formativi europei si sono svolti l'uno nella città di Jyväskylä, la più importante della Finlandia centrale e l'altro a Berlino, nella solida Germania. Sia l'uno che l'altro stage sono stati per gli allievi una preziosa esperienza socializzante ed educativa, un'occasione unica per quanto appreso e per come si è svolta. Jyväskylä, dove i ragazzi si sono fermati, è una città su misura per i giovani a cui contribuiscono attivamente, per tenerla al ritmo con i tempi,  sia l'Università, ricca di tradizioni, che il dinamico Politecnico e per questo è  definita una città giovane e piena di brio. L'Università e il Politecnico di Jyväskylä sono tra gli istituti di insegnamento superiore più popolari della Finlandia. Le allieve che con interesse ed entusiasmo hanno partecipato allo stage formativo  hanno potuto  sperimentare non solo un nuovo modo di apprendere ma anche  constatare che quando una nazione investe sul capitale umano è più capace di affrontare le sfide della globalizzazione. Lo stage si è svolto in 4 scuole (una ogni settimana) in ogni grado di istruzione. Quello che più ha colpito le stagiste è stata la cura dell'ambiente scolastico, il metodo usato per favorire l'apprendimento, l'attrezzatura  e i laboratori per lo svolgimento pratico delle lezioni, il rapporto con gli insegnanti e la possibilità di convivenza tra docenti ed alunni, anche durante il pranzo svolto a scuola.
Gli allievi veicolati nella città di Berlino, invece, sono stati seguiti dai tutor dell'UdK Thomas Hennig, direttore d'orchestra e direttore musicale del coro, Ron Lepinat, insegnante di pianoforte ed accompagnatore, Gerald Klose, docente di interpretazione e letteratura del canto. Ogni giorno l' attività si  è conclusa con un concerto finale, esibizione  curata dagli  stessi allievi. Anche questa esperienza e scambio interculturale è stata di livello eccellente, sia per la formazione attuale che per quella futura dei partecipanti. Il Liceo "Alfano I" di Salerno, oltre l'esperienza  realizzata con i POR C 5, partecipa, da  molti anni, a viaggi di studio all'estero  per le lingue, in Francia , Spagna , Germania e Inghilterra, per  consentire ai ragazzi di  apprendere  le lingue  nei Paesi di origine e   conoscere le realtà europee.
E' questa la scuola che piace, operativa e  fattiva nel preparare i propri allievi ad essere cittadini del mondo. Una scuola che, attraverso l'istruzione e le competenze acquisite, rende liberi e consapevoli i futuri professionisti di scegliere dove espletare la propria professionalità e se il luogo si chiama Europa, nessuna difficoltà. Ma c'è di più all'Alfano I, esso, infatti, rientra tra le scuole candidate al piano per la dispersione scolastica, progetto del Ministro Barca. E' di qualche giorno addietro la visita delle scolaresche nel territorio di  Scampia, noto per l'alto tasso di abbandono scolastico,  per partecipare alla conferenza interregionale. Una scuola iperattiva, dunque, che si adopra intelligentemente, per la crescita umana e culturale dei suoi allievi, coadiuvata da docenti di grande professionalità e spessore d' impegno civile, com'è giusto che sia.

Maria Serritiello





4 ottobre giornata mondiale degli animali


Il 4 ottobre e non poteva essere diversamente, perchè si celebra il Santo più appassionato di animali, Francesco , che parlava agli uccelli e ammansiva i lupi, si è fissata la giornata mondiale dedicata agli animali.
I nostri amici, diversamente umani,  ci sono vicini  con amore e dedizione noi per un giorno solennemente li vogliamo ringraziare.
Io comincio con "Kora", la splendida Rott, preceduta tanto tempo fa da un'affettuosissima, parimenti ,cagnolina non di razza, di nome Lolita .E' vissuta con noi quasi 18 anni... nei ricordi più belli di famiglia c'è anche lei.

 AUGURI A' TUTTI GLI ANIMALI , MA PROPRIO TUTTI, PERCHE'    ABBIANO IL RISPETTO CHE SI DEVE AD OGNI ESSERE VIVENTE.


                      


                    

mercoledì 3 ottobre 2012

Compie 90 anni Raffele la Capria


Raffaele La Capria (Napoli, 3 ottobre 1922) è uno scrittore e sceneggiatore italiano


Dopo essersi laureato in giurisprudenza a Napoli nel 1950 ed aver soggiornato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, ha vissuto a Roma. Collabora alle pagine culturali del Corriere della Sera, è condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti ed autore di radiodrammi per la Rai. Nel 1957 ha frequentato a Harvard l'International Seminar of Literature. È stato anche co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970) e ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatua del film Ferdinando e Carolina.
Nel settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2011 gli è stato assegnato il premio Alabarda d'oro alla carriera per la letteratura.
Più recentemente, ha collaborato per la Giulio Perrone Editore.
È sposato con l'attrice Ilaria Occhini.

Nella sua carriera La Capria ha pubblicato oltre venti libri.
Ha esordito con il romanzo Un giorno d'impazienza nel 1952. Il suo secondo libro, Ferito a morte, è uscito quasi dieci anni dopo, nel 1961, ha vinto il Premio Strega ed è il suo romanzo più noto.
Nel 1982 ha raccolto i tre romanzi Un giorno d'impazienza, Ferito a morte e Amore e psiche (1973) nel volume Tre romanzi di una giornata.
Ha pubblicato anche racconti come La neve del Vesuvio, la raccolta Fiori giapponesi (1979), la riscrittura del racconto Colapesce (2008) e si è dedicato molto alla saggistica, pubblicando, tra gli altri, False partenze (1964), Il sentimento della letteratura (1974) e un'autobiografia, Cinquant'anni di false partenze (2002). Altri suoi scritti (come le raccolte La mosca nella bottiglia e Lo stile dell'anatra) sono di tipo civile.




 

martedì 2 ottobre 2012

Shlomo Venezia ci ha lasciati



« Altre volte mi hanno chiesto, per esempio, se qualcuno sia mai rimasto vivo nella camera a gas. Era difficilissimo, eppure una volta è rimasta una persona viva. Era un bambino di circa due mesi. All'improvviso, dopo che hanno aperto la porta e messo in funzione i ventilatori per togliere l'odore tremendo del gas e di tutte quelle persone - perché quella morte era molto sofferta - uno di quelli che estraeva i cadaveri ha detto: “Ho sentito un rumore”. Normalmente quando uno muore, dopo un po' finché non si assesta, il corpo ha dentro dell'aria e fa qualche rumore. Abbiamo detto: “Questo poverino, in mezzo a tutti questi morti, comincia a perdere il lume della ragione”. Dopo una decina di minuti ha sentito di nuovo. Abbiamo detto: “Tutti fermi, non vi muovete”, ma non abbiamo sentito niente e abbiamo continuato a lavorare. Quando ha sentito di nuovo, ho detto: “Possibile che senta solo lui? Allora fermiamoci un po' di più e vediamo cosa succede”. Infatti, abbiamo sentito quasi tutti un vagito da lontano. Allora uno di noi sale sui corpi per arrivare laddove veniva il rumore e si ferma dove si sente più forte. Va vicino e, insomma, là c'era la mamma che stava allattando questo bambino. La mamma era morta e il bambino era attaccato al seno della mamma. Finché riusciva a succhiare stava tranquillo. Quando non è arrivato più niente si è messo a piangere - si sa che i bambini piangono quando hanno fame. Il bambino era quindi vivo e noi l'abbiamo preso e portato fuori, ma ormai era condannato. C'era l'SS tutto contento: “Portatelo, portatelo”. Come un cacciatore, era contento di poter prendere il suo fucile ad aria compressa, uno sparo alla bocca e il bambino ha fatto la fine della mamma. Questo è successo una volta in quella camera a gas. Ci sono tanti racconti, ma io non racconto mai cose che hanno visto gli altri e non io. » (Shlomo Venezia )

Shlomo Venezia (Salonicco, 29 dicembre 1923Roma, 1º ottobre 2012) è stato uno scrittore italiano di origine ebraica

È scomparso il 1 ottobre, a Roma, all'età di 88 anni

Era un deportato sopravvissuto all'internamento nel campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau. Durante la prigionia fu obbligato a lavorare nei Sonderkommando («unità speciali»), squadre composte da internati e destinate alle operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi dei deportati uccisi mediante gas. Tali squadre venivano periodicamente uccise per mantenere il segreto circa lo svolgimento della «soluzione finale della questione ebraica» (il sistematico sterminio del popolo ebraico). Venezia era uno dei pochi sopravvissuti - l'unico in Italia, una dozzina nel mondo - di queste speciali squadre e ha raccolto le sue memorie in un libro pubblicato nell'ottobre 2007 a cura dell'editore Rizzoli dal titolo Sonderkommando Auschwitz.


Shlomo Venezia venne arrestato con la famiglia (composta, oltre a lui, da sua madre, suo fratello e le sue tre sorelle) a Salonicco nell'aprile 1944 e deportato presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, uno dei tre campi principali che componevano il complesso di Auschwitz.[3] Durante la selezione operata dai medici nazisti per separare i deportati considerati abili al lavoro da quelli «inutili», che venivano immediatamente inviati alle camere a gas, Venezia si salvò insieme al fratello, la sorella maggiore (che rivedrà solamente nel 1957) e due cugini. Venezia venne successivamente sottoposto al tipico processo subito dai deportati ad Auschwitz: rasatura, doccia, tatuazione del numero sull'avambraccio sinistro, vestizione con gli abiti da internato. Terminate le operazioni di «inserimento burocratico» Venezia venne rinchiuso in un'apposita ed isolata sezione del campo per passare il periodo di «quarantena» di 40 giorni, che avrebbe dovuto impedire - secondo le autorità tedesche del campo - la diffusione di epidemie all'interno del lager.
Dopo solo 20 giorni di «quarantena» Venezia fu assegnato al Sonderkommando di uno dei grandi crematori di Birkenau, composto principalmente da giovani prigionieri di robusta costituzione ed in buone condizioni fisiche, a causa dello sforzo fisico richiesto dal lavoro: l'eliminazione delle «prove» di quello che stava avvenendo.
Come ebbe a dire Primo Levi - deportato presso il campo di Monowitz e autore di Se questo è un uomo - l'istituzione di queste squadre speciali rappresentò il più grave crimine del nazionalsocialismo, perché le SS cercarono attraverso il Sonderkommando di scaricare (o quantomeno condividere) il crimine sulle vittime stesse.
Shlomo Venezia, solo dopo più di quarant'anni dalla fine della tragica esperienza del Lager, divenne tra i più importanti portavoce della tragedia dell'Olocausto. La dura realtà vissuta nel Sonderkommando lo portò ad una grave sofferenza interiore e ad un silenzio atroce, perché non era stato creduto, perché nessuno voleva ascoltare gli ex deportati (come raccontano la vicenda editoriale di "Se questo è un uomo" di Primo Levi o la testimonianza di Settimia Spizzichino nel suo "Gli anni rubati") ed anche per il senso di colpa tremendo, che caratterizzò la vita dei pochi sopravvissuti ed in particolare per il lavoro da lui svolto nel Lager. Il dovere della memoria lo ha portato dapprima a superare il silenzio - nella metà degli anni Novanta - cominciando a raccontare in pubblico, e soprattutto ai più giovani, quanto aveva sofferto fino ad arrivare alla pubblicazione di "Sonderkommando Auschwitz