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giovedì 30 dicembre 2010

Morta Isabelle Caro, modella anoressica nella campagna-choc di Oliviero Toscani


ATTUALITA'

FONTE:INFORMAZIONE LIBERA SU FB



Aveva 28 anni. La notizia diffusa dal settimanale 'Paris Match'. Il decesso sarebbe avvenuto a metà novembre. Nel 2007 si era fatta ritrarre nuda per una campagna-choc di informazione


Parigi, 29 dicembre 2010 - Isabelle Caro, la modella francese divenuta il più celebre simbolo dell’anoressia, è morta in ospedale in seguito a una polmonite, a soli 28 anni. Lo riferisce ‘Paris Match’, secondo il quale il decesso è avvenuto a Tokyo, dove la giovane donna è morta già a metà novembre dopo due settimane di ricovero.

Caro, ridotta letteralmente pelle e ossa (pesava 31 chili per un’altezza di 1,64), nel 2007 si era fatta ritrarre nuda dal celebre fotografo Oliviero Toscani per una campagna di informazione sull’anoressia su grandi cartelloni pubblicitari. Foto che allora suscitarono scalpore e roventi polemiche. Due anni fa la modella aveva pubblicato un’autobiografia intitolata 'La ragazzina che non voleva diventare grassa'.

Oliviero Toscani ricorda così il suo incontro con la modella: "Purtroppo non ho un bel ricordo di Isabelle Caro, era una ragazza molto malata, prima nella testa che nel corpo, perché aveva una mente da anoressica, come tutte le persone che soffrono di questo disturbo era anoressica nel cervello".

"Non sapevo che fosse morta", ha detto, senza essere tuttavia sorpreso dalla notizia del decesso della 'ragazza che non voleva crescere', come la stessa Caro si è definita nel titolo della sua autobiografia, pubblicata anche in Italia da Cairo Editore.

LA POLEMICA: PARERI PRO E CONTRO

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martedì 28 dicembre 2010

Benevento "La città delle streghe"


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO

Una città, Benevento, da scoprire in un weekend. Le sue bellezze storiche, di grande pregio, sono racchiuse in un pugno. Vivace quanto basta, ordinata nell'aspetto ed accogliente nelle persone che s'incontrano,Benevento è ingiustamente considerta la cenerentola della Regione Campania.Un invito a scoprirla,allora, ne vale la pena, lo scrigno dei suoi monumenti è un tesoro troppo prezioso per essere ignorato, non tralasciando, però, il saporoso liquore strega ed i torroncini di ogni specie, famosi quanto i monumenti della bellissima città.(Maria Serritiello)


BENEVENTO

Benevento (Ben-viént in dialetto beneventano, Beneventum in Latino) è un comune italiano di 62.131 abitanti[1] distribuiti tra il capoluogo comunale e numerose frazioni, capoluogo dell'omonima provincia in Campania. Considerando l'area metropolitana contigua la città arriva a circa 100.000 abitanti.

Città sannitica, romana, longobarda e poi pontificia, Benevento vanta un cospicuo patrimonio storico-artistico e un interessante patrimonio archeologico

Il centro storico di Benevento si trova su un'altura fra il corso dei fiumi Calore e Sabato, digradante verso la loro confluenza, ad ovest. È attraversato da un asse viario principale costituito dal Corso Dante e dallo spazioso Corso Garibaldi, sul quale si aprono alcune piazze (Cardinal Pacca, Duomo, Orsini, Roma, Matteotti). Nel punto più alto si trova il castello, la Rocca dei Rettori.

Nei due corsi confluisce un'irregolare rete di vicoli, nella quale sono distinguibili alcuni rioni storici, fra cui i medievali Trescene e Triggio, situati rispettivamente all'estremo nordorientale e sudoccidentale. I longobardi eressero una cinta muraria che includeva tutta la zona, della quale oggi rimangono oggi solo alcuni tratti. L'acropoli di Benevento conserva una cospicua quantità di monumenti, di cui i principali sono posti su Corso Garibaldi.

La via Lungocalore Manfredi di Svevia prende il nome dal luogo in cui venne sepolto re Manfredi di Svevia morto a Benevento nel corso dell'omonima battaglia. Le ossa del re vennero poi profanate dal vescovo di Cosenza, come ricorda Dante Alighieri nella Divina Commedia:

« [...] Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
...
Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde,
dov'e' le trasmutò a lume spento.
...
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperatrice [...] »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purg. c. III, v. 103-145)

La "città delle streghe"

« Sotto l'acqua e sotto u viento, Sotto a noce e Beneviento »

Benevento è comunemente nota come la "città delle streghe" (o, più propriamente, delle janare). La fama, consolidatasi grazie al libro De nuce maga beneventana del protomedico Pietro Piperno, è dovuta con tutta probabilità ai riti pagani che i longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti saltavano intorno ad un albero di noce da cui pendevano serpenti, oppure dei guerrieri a cavallo infilzavano una pelle di caprone appesa ad un albero. Questi riti apparvero come demoniaci ai beneventani cattolici, che forse credettero di vedere dei sabba stregoneschi.

Altri fanno risalire la fama ai riti della tribù dei Samentes che in origine furono adoratori dei boschi nei quali, di notte, celebravano feste e riti religiosi; poiché chi officiava tali riti erano sacerdotesse, a cui venivano attribuiti poteri magici e divinatori, si creò tale leggenda che, ai tempi in cui operava la Santa Inquisizione, fu causa di persecuzioni ed esecuzioni capitali.

Più tardi i dominatori capirono che era molto più conveniente accettare la religione dei beneventani. Questa valutazione politica, forse ancor più della perseveranza di San Barbato, portò dunque i nuovi padroni a convertirsi nel 664. Ciò garantì una lunga e stabile prosperità alla città e ai suoi governanti, e portò all'abbattimento dell'albero sacro da parte di San Barbato. In questo luogo egli fece erigere un tempio intitolato a Santa Maria in voto.

Ma nei secoli successivi la credenza non si sopì, anzi si arricchì di nuovi elementi. Streghe provenienti da ogni dove, volando come il vento, si sarebbero riunite sotto un noce, ovvero l'albero dei longobardi inspiegabilmente risorto. Qui si sarebbero tenuti banchetti e orge con la partecipazione del demonio, dopo i quali le streghe avrebbero attuato sortilegi contro la popolazione. Numerose furono le donne processate per stregoneria che riferirono dei sabba sotto il noce di Benevento. Ancora oggi la credenza sopravvive come superstizione popolare.

Canti popolari

Canto della luna
Luna, Luna nova Luna, Luna nuova
mèname quatt' ove buttami quattro uova
menammellè nzino, buttamele in braccio,
che te faccio i tagliulini; che ti faccio i tagliolini;
e t'e faccia c'a ricotta, e te li faccio con la ricotta,
trasettènne ca è fatto notte. rientra che è fatto notte.

Alle Lucciole
Cucciola ova anna cca Lucciola vieni qua
ca te voglie mmaretà che ti voglio maritare
e te mette dinto la cito e ti voglio mettere nell'aceto
e te trove nu bello marito. così ti trovo un bel marito








Morta la poetessa Janine Pommy Vega





FONTE:LA CASA DELLA POESIA SALERNO

Un altro personaggio di spicco della "beat generation" se ne va, è morta il 23 dicembre la poetessa Janine Pommy Vega

Janine Pommy Vega(5-2 1942 / 23 12 2010)

Janine Pommy Vega, a soli 16 anni andò da Union City, New Jersey, dove viveva, a New York in cerca della Beat Generation che aveva conosciuto attraverso i libri che leggeva. Incontrò Gregory Corso, e tramite lui gli altri scrittori. Dopo essersi diplomata si trasferì definitivamente a New York. Nell’autunno del 1962 lasciò l’America insieme a Fernando Vega e viaggiò con lui per tre anni in Israele ed Europa. Dopo la sua morte nel 1965 tornò in America e completò il suo primo libro Poems to Fernando, che fu pubblicato da City Lights Books nel 1968. A San Francisco frequentò i Diggers, Hell’s Angels, e gli scrittori di North Beach, e perse quattro volte di seguito i manoscritti del suo secondo libro.
Nel 1971 partì per il Sud America e visse in Perù, Colombia e Bolivia per i successivi quattro anni. Durante il suo soggiorno all’Isola del Sole nel Lago Titicaca in Bolivia, terminò Journal of a Hermit (Cherry Valley Editions, 1979) e Morning Passage (Telephone Books, 1976). Tornata a New York nel 1975 cominciò ad insegnare poesia ai bambini di lingua inglese e bilingue nelle scuole pubbliche e ai prigionieri del Sistema Penitenziario dello Stato di New York. I suoi viaggi nel corso degli anni ottanta e novanta furono le basi per Drunk on a Glacier, Talking to Flies (Tooth of Time Press, 1988); Threading the Maze (Cloud Mountain Press, 1992); Red Bracelets (Heaven Bone Press, 1992); Tracking the Serpent: Journey to Four Continents (City Lights, 1997); Island of the Sun (Longhouse, 1991) e Mad dogs of Trieste (Black Sparrow Press, 2000).
Attualmente dirige Incision/Arts, un’organizzazione che porta gli scrittori nelle prigioni. Membro del PEN American Center’s Prison Writing Committee, è coautrice con Hettie Jones di Words over Walls, un manuale sull’attivazione di laboratori di scrittura in prigione. Ha ricevuto borse di studio dal New York State Council per le Arti, S.O.S., e dalla Puffin Foundation. Ha presentato il suo lavoro in molti paesi, spesso accompagnata da musicisti.

Partecipa da anni alle attività di Casa della poesia ed è stata presente a: "Parole di Mare" (Amalfi, 2000), "Napolipoesia 2001", "Lo spirito dei luoghi" (Baronissi, 2000), "Incontri internazionali di poesia di Sarajevo" (Sarajevo, 2003 e 2009), "Il cammino delle comete" (Pistoia, 2001 e 2004), "Altre Americhe" (Napoli, 2005), "Il Borgo della poesia" (Giffoni V.P., 2006), VersoSud (Reggio Calabria, 2009).

Nei Quaderni di Casa della poesia ha pubblicato, nel 2004, il volumetto "Nell'era delle cavallette". La casa editrice Nutrimenti ha pubblicati nel 2007 la raccolta di scritti di viaggio, "Sulle tracce del serpente".


Dal'altra parte del tavolo

Sto leggendo le tue poesie / e un enorme edificio sgangherato compare, / la luce di centinaia di candele / si riversa sulla neve. / All’interno al lungo tavolo bolscevichi massicci / come idranti forgiano le loro discussioni / con giovani Dostojevsky / e socialisti provenienti da una ventina di paesi. / La pelle nero blu del cantante tuareg / brilla con le costellazioni / sahariane mentre lui canta nella lingua del vento, / quella che sua madre gli ha insegnato, / quella proibita a scuola. / Un gruppo di poeti solleva i bicchieri di grappa / e canta con lui. / All’estremità del tavolo, gli intellettuali assaporano / con gusto le sfumature /i riferimenti nascosti e i temi sottesi, / qualcuno si lecca le dita. / La donna sudamericana con la voce di un treno / che geme / attraversando le piccole città degli scomparsi si piega /verso il sikh e le sue sillabe di Guru Nanak. / La sciamana siberiana crea nel suo canto / una maschera di corda / annodata attraverso la quale noi / vediamo la processione di animali / sui vasti territori del nord. / Una danza di corteggiamento e mele comincia all’alba. / Tre giovani con una stridula colonna sonora / gridano simultanee / storie personali di orrori di guerra. / C’è qualcosa nelle caverne del cuore / in cui tutte le canzoni si incontrano, / Bella Ciao, l’Internazionale, il riff jazz e la ninnananna / il dramma di mani sopra un tavolo fra i sordi / e quelli che cantano. / C’è qualcosa nelle caverne del cuore / in cui tutte le canzoni si incontrano, / Bella Ciao, l’Internazionale, il riff jazz e la ninnananna / il dramma di mani sopra un tavolo fra i sordi / e quelli che cantano. / La chiave è nel diamante della porta, / aprite, sono io. / Nella poesia che tiene la porta socchiusa, / ah, stavamo aspettando



Janine Pommy Vega: Dall’altra parte del tavolo / Across the Table

Registrazione effettuata a Sarajevo nel 2003
Testo e voce: Janine Pommy Vega
Musicisti: Marco Collazzoni (sax), Riccardo Morpurgo (pianoforte), Luca Colussi (batteria), Almir Nezic (basso).

lunedì 27 dicembre 2010

Scienza, Anche tra scimpanzé le femmine giocano con le 'bambole'


RICERCA SCIENTIFICA


COMPORTAMENTO DA SCIMPANZE'

FONTE:TISCALI NOTIZIE

RIPROVA:L'UOMO DERIVA DALLA SCIMMIA!

Sia i maschietti che le femminucce giocano con i bastoni, ma le femmine a volte li trattano come fossero cuccioli, accudendoli e coccolandoli come fa una mamma. Tra i piccoli di scimpanzé, insomma, come tra gli uomini, le femmine preferiscono giocare 'con le bambole'. La scoperta, frutto di 14 anni di osservazione della comunità di scimpanzé nel Kibale National Park, in Uganda, è pubblicata sul numero di dicembre di 'Currente Biology': "Questa è la prima evidenza del fatto che in una specie animale in natura il gioco differisca tra maschi e femmine", ha dichiarato Richard Wrangham dell'Università di Harvard (Usa). Questa scoperta sembrerebbe dimostrare che la tendenza, presente in tutte le culture, che vede le ragazze preferire le bambole per i loro giochi non sia solo una conseguenza di stereotipi sessuali ma venga piuttosto, almeno in parte, da una "predilezione biologica".

Ostetrica scia 6 km per soccorrere partoriente


CURIOSITA'

FONTE:TISCALI NOTIZIE

SUCCEDE A COPENAGHEN

Un'ostetrica ha percorso piu' di sei chilometri con gli sci da fondo per raggiungere una donna che stava per partorire in un villaggio isolato dalla neve nel nord dell'isola danese di Bornholm. L'ostetrica ha raggiunto con il villaggio di Tejn, nel nord dell'isola, dopo che un mezzo cingolato di soccorso dell'esercito era rimasto bloccato. La donna dopo la visita dell'ostetrica e' stata trasportata in ospedale a bordo del cingolato che nel frattempo era riuscito a raggiungere il villaggio.

Natale: Gb, annullato tradizionale bagno in lago Hyde Park


CURIOSITA'

FONTE:TISCALI NOTIZIE

NESSUN BAGNO NEL LAGO HYDE PARK

Per la prima volta in 30 anni una delle piu' antiche e fredde tradizioni natalizie britanniche, la gara di nuoto nel lago Serpentine ad Hyde Park, e' stata annullata per via dell'acqua ghiacciata. Nessuna nuotata ufficiale per i 40 giunti questa mattina sulle rive del lago. Tuttavia una decina di coraggiosi ha deciso di sfidare il ghiaccio e buttarsi lo stesso nel lago per un tuffo veloce reso meno traumatico da tazze di te' caldo e caldi cappelli di Babbo Natale

domenica 26 dicembre 2010

Firenze come il polo nord


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO





La frase dei latini “Partire è un po’ come morire” sembrava un'esagerazione degli antichi, per nulla applicabile all’Evento d’Arte, organizzato da Rosalia Paracuollo per il C.C.C Luigi Francavilla, nei giorni 18-19 dicembre con destinazione Firenze, mercatino natalizio tedesco di Heidelberg. Quasi subito, appena dopo Roma, i viaggiatori, 35 in tutto, si sono dovuti ricredere e l’autostrada del Sole, il percorso che unisce l’Italia da Milano a Palermo, si è tramutata in una trappola di neve ghiacciata. Non un solo cartello che segnalasse le avverse condizioni atmosferiche, non la Protezione Civile, né l’ANAS, né i Carabinieri, per altro sempre presenti sul territorio e neanche i Volontari, i soli ad accorrere, ogni volta, con generoso slancio. I 35 di Firenze, in marcia forzata, si sono trovati a percorrere 600 km, a passo d’uomo o a blocchi interminabili e con 27 km di coda a precederli. 15 ore di viaggio, senza sosta in nessun autogrill per il cibo, l’acqua e la toilette è sembrato un po’ troppo, sia pure per raggiungere la città con il più ricco patrimonio d’arte. Eppure il gruppo era partito per tempo da Salerno e alle 5,30 le assicurazioni di percorrenza c’erano tutte. Ora i disagi a raccontarli, è sempre così, sembrano di poco conto, ma essere prigionieri del freddo ed abbandonati sull’ autostrada, quella che è la maggiore via di percorrenza italiana e non un viottolo di campagna, dà una qualche preoccupazione. C’è stata una spaventosa inefficienza ad affrontare l’emergenza che non promette nulla di buono. Siamo a dicembre, notoriamente in inverno, i metereologi fanno previsioni fino a 15 giorni, possibile che a nessuno sia venuto in mente di attrezzare l’autostrada con mezzi funzionali, uomini per il soccorso e sacchetti di sale lungo tutto l’asse stradale? No, tutto questo a nessuno è venuto in mente, il cittadino è stato lasciato solo ad affrontare un evento eccezionale come quello della neve ed il ghiaccio. C’è un sospettoso “fai da te” che avanza per ogni cosa e i commenti delle istituzioni, inette ed incompetenti, ne sono lo specchio. Così per il nuovo capo della protezione civile, Franco Gabrielli, ex prefetto dell’Aquila, al posto di Bertolaso, andato in pensione, ad essere colpevoli sono i cittadini che si sono messi in viaggio, un bell’ingresso per il nuovo incarico non c’è che dire! Lello Arena, nel film del compianto Massimo Troisi, “Ricomincio da tre”, ad un certo punto diceva, facendo sua una frase di Montaigne, “Chi parte sa da cosa fugge ma non sa che cosa cerca”, ebbene parafrasando Montaigne si può dire, mai come in questo caso, “….non si sa che cosa trovi”, ovvero si sa, Firenze, come il polo nord!
Maria Serritiello

"TOMBE LA NEIGE" SU FIRENZE MA LA CITTA' E' STUPENDAMENTE BELLA, SEMPRE

sabato 25 dicembre 2010


CINEMA DI NATALE

"LA VITA E' MERAVIGLIOSA"

La vita è meravigliosa è un film del 1946 diretto da Frank Capra e interpretato da James Stewart, tratto dal racconto The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern. James Stewart ebbe la nomination all'Oscar come miglior attore protagonista nel 1947

Un capolavoro assoluto del cinema di tutti i tempi. L'interpretazione di James Stewart è qualcosa di immenso.

Un film da segnalare all'unesco come patrimonio dell'umanità


mercoledì 22 dicembre 2010

Dalla parte degli studenti, senza “se”e senza “ma”


APPROFONDIMENTO SERIO

FONTE:TISCALI NOTIZIE
DI OLIVIERO BEHA

Il Giappone sembra un Paese lontanissimo da noi un po’ per tutto, e invece non lo è, a partire dalla pesantissima analogia tra due popoli che in una generazione, nel secondo dopoguerra, hanno trasformato a tappe davvero forzate la loro natura “contadina” in “industriale”. E fenomeni così incisivi appunto incidono la carne delle persone. Ebbene, in Giappone ormai da tempo si assiste al tremendo svolgersi degli “hikikimori”, traducibile in “autoreclusi”, soprattutto giovani e giovanissimi che vivono chiusi in camera rifiutando ogni contatto con il mondo esterno. Hanno internet, quando ce l’ hanno. Non vogliono vedere né sentire fisicamente nessuno. Secondo stime per difetto del Ministero della Sanità del Giappone compongono la popolazione degli “autoreclusi” circa un milione di persone, in aumento ma già ora il 20% dei maschi del Paese.Che c’entra con gli studenti italiani che scendono in Piazza, o stanno per riscendere in Piazza? Che c’entra con i rischi della violenza, sviluppatisi il 14 scorso e quasi invocati per esorcizzare la Piazza da alcuni responsabili del Governo? Dico di Mantovano e Maroni e Gasparri, che –malgrado i precedenti giovanili di alcuni di loro, cfr. Maroni in “Avanguardia Operaia” e poi nella condanna degli anni ’90 per resistenza a pubblico ufficiale, da un pezzo hanno sempre “il morto in bocca” e addirittura adesso hanno tirato fuori un “Daspo” (misura di limitazione per ultrà da stadio) per i manifestanti tradendo quella che sarebbe la loro palese volontà politica: così come si stanno svuotando gli stadi altrettanto dovrebbe accadere alle Piazze, alla strada, per non dare fastidio al manovratore. E’ dovuto intervenire Napolitano per collegare i cortei e il diritto ai cortei al disagio giovanile, e forse il Presidente non è esattamente tipo da gazzarra ma casomai da prudenza paleocristiana o democristiana.Che c’entra il Giappone dei giovani in gabbia, molti dei quali purtroppo suicidi in un’idea di vita e di lavoro che prima non li prevede e poi “non li interessa più”? Che c’entra con il Movimento dell’Onda studentesca di due anni fa e quelli periodici delle ultime decadi, con trent’anni buoni di governi che da destra e da sinistra, da sopra e da sotto e dal centro, dal centro davvero in ogni senso, non hanno mai avuto la volontà politica di “rispettare la scuola”? La volontà di rispettare gli studenti, gli insegnanti, i responsabili degli istituti, e i genitori oggi in crisi come famiglia e come persone di fronte ai figli, da parte di una politica che ha mancato d’attenzione per la dignità della parola “scuola” ignorandola pressoché del tutto in ogni programma elettorale e poi di governo, se non per evidenziare carrozzoni parapoliticanti e tagli come adesso sta facendo la “sarta” Gelmini?Che c’entra con la precarietà oppure assenza di lavoro e anche di prospettive lavorative per una percentuale “folle” di giovani? Che c’entra con la vuotezza dei loro padri che da troppi anni hanno confuso vita e tenore di vita, sostituendo il secondo alla prima e non dando alla scuola quel millenario senso che aveva? Che c’entra con le strumentalizzazioni politiche di una celerissima classe dirigente? Una classe politica che se sta al governo o minaccia il morto o distingue tra studenti buoni, che non scendono in piazza a manifestare cioè secondo loro a disturbare, e studenti cattivi che invece lo fanno, e quindi come i magistrati sono “studenti rossi” non per il freddo, la vergogna, la preoccupazione ma perché schierati a sinistra (ma quale, ma dove, ma di che stiamo parlando?), e se sta all’opposizione sale ridicolamente sui tetti per qualche “voto in più” e per un sostegno mai dato davvero nella realtà?E potrei continuare a lungo. Ebbene, tutto ciò c’entra, perché abbiamo studenti, cioè giovani o giovanissimi, cioè nuove generazioni, cioè in una parola “futuro”, che può scegliere se non è “figlio di” o non scappa all’estero a quanto pare soltanto tra l’autorecludersi nipponico o il manifestare italiano o italiota.
Meglio, mille, diecimila, un milione di volte meglio che manifestino, anche se sulle violenze eventuali speculano un po’ tutti. In Piazza, dunque, non per qualcuno o contro qualcuno di politicamente riconoscibile, ma per voi, ragazzi, perché siete stati derubati del domani e forse del dopodomani, e contro la vergogna indecente di un Paese che vi ignora.Per non diventare “hikikimori”, perché non è giusto, perché la vita ha un senso nelle strade per un valido motivo e non nell’autoreclusione di una stanza in attesa di spegnere anche solo la fiammella di una candela esistenziale. Guardiamoci attorno, per misurare l’infelicità giovanile: non basta per solidarizzare in tutti i modi senza “se” e senza “ma” con gli studenti, con i giovani, con i figli?

Il matrimonio fa male alla linea, i single si mantengono più in forma


APPROFONDIMENTI

FONTE:TISCALI NOTIZIE

Il matrimonio fa male al fisico, infatti i single o i divorziati, cioè coloro che, quindi, sono tornati single, sono più in forma dei coniugati. E' quanto dimostra uno studio su quasi 9000 adulti (6900 maschi e 1971 femmine) pubblicato sulla rivista American Journal of Epidemiology dall'equipe di Francisco Ortega dell'istituto Karolinska di Stoccolma.I risultati della ricerca svedese indicano per la prima volta chiaramente che le grandi transizioni nella vita di una persona (eventi come il matrimonio o il divorzio) hanno un impatto notevole sugli stili di vita, quindi anche sul proprio fisico e sullo stato di salute. Gli esperti hanno monitorato (con vari test fisici e parametri di salute, e 'interrogandoli' periodicamente sui loro stili di vita) la salute e la forma fisica del loro campione nell'arco di tre anni, nel corso dei quali parte del campione si é sposato, o ha divorziato.E' emerso che le donne che sono rimaste single durante tutto lo studio sono in forma fisica migliore rispetto alle loro coetanee maritate e che anzi le single nel corso dei tre anni hanno migliorato la propria forma fisica. Gli uomini, invece, se sposati tendono ad andare incontro al declino della propria forma fisica. I single si 'salvano' in parte dal declino. Coloro che divorziano migliorano la forma fisica, mentre si riscontra un declino del corpo tra i maschi che si risposano nel corso dell'indagine.Lo studio dimostra quindi che fattori sociali hanno un impatto notevole sulla propria forma fisica e che lo stato coniugale di una persona è particolarmente importante. Insomma se il matrimonio è in vista, meglio iscriversi in palestra, e non solo per entrare nell'abito da indossare il giorno delle nozze, ma anche per restare in forma negli anni a venire.

Addio a Bearzot, ci regalò Spagna '82



ENZO BEARZOT

FONTE:TISCALI NOTIZIE

Anche chi nel 1982 non era nemmeno nato, "indottrinato" da genitori, nonni, zii o fratelli maggiori, quella formazione la sa a memoria: Zoff, Gentile, Cabrini.... Troppo esaltante il trionfo mondiale in Spagna di "Pablito" Rossi e compagni, nella leggenda le sfide con Argentina, Brasile e Germania (con in mezzo la semifinale con la Polonia) per non entrare nella memoria di tutti, ed ora tutti, non solo l'Italia del calcio, si scoprono tristi nel dire addio (e un ultimo "grazie") ad Enzo Bearzot. Il commissario tecnico e principale artefice, con le sue scelte discusse e discutibili ma rivelatesi poi geniali, dell'epopea azzurra, si è spento all'età di 83 anni.

Nato ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927, da calciatore mediano partito dalle file della modesta squadra locale ma a meno di 20 anni portato in serie B alla Pro Gorizia e poi lanciato ai vertici all'Inter, Bearzot giocò anche nel Catania e soprattutto nel Torino, vivendo in granata il momento più alto della sua carriera, fatta di164 presenze, dal 1957 al 1964. La Nazionale col pallone al piede la conobbe in una sola occasione, nel 1955, ma l'azzurro era nel suo destino.

Passato dall'altra parte della... barricata, il primo incarico da allenatore arrivò con le giovanili granata per poi diventare assistente di Nereo Rocco e Edmondo Fabbri. Dopo la gavetta al Prato, nel 1969 la chiamata dell'Italia, al timone dell'Under 23 fino al 1975. Negativo l'impatto con la rappresentativa maggiore, dopo la rassegna iridata in Germania nel 1974, in panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977, la svolta data 1978, col quarto posto in Argentina con gli allora imberbi Rossi e Cabrini. Che fecero quattro anni dopo la sua fortuna e da Bearzot vennero consacrati, in un'avventura spagnola iniziata sotto i peggiori auspici, contro tutto e contro tutti, tanto da dover ricorrere, nello stentato avvio (tre pareggi, compreso quello discusso con il Camerun) di Mondiale, al primo vero e proprio "silenzio stampa".

Il resto si insegna quasi a scuola. E pazienza se poi non arrivarono altri trionfi (nel 1986, da detentori del titolo, ko agli ottavi contro la Francia). Bearzot si dimette dopo 104 partite da ct, un record ancora imbattuto.

venerdì 17 dicembre 2010

Quando La Russa era “La Rissa” ovvero da che pulpito viene la predica


IGNAZIO LA RUSSA

FONTE IL FATTO QUOTIDIANO

“Vigliacchi, siete dei vigliacchi ad andare in piazza con la faccia nascosta”. Ignazio La Russa non è riuscito a trattenersi. Durante Annozero lo studente della Sapienza Luca Cafagna non ha espressamente condannato gli episodi di violenza andati in scena a Roma martedì e il ministro lo ha interrotto bruscamente, gridando con rabbia tutto il suo disappunto Questa è “apologia di reato”, ha urlato saltando in piedi e raggiungendo Michele Santoro al centro dello studio. E rivolto allo studente: “Zitto, vigliacco, andate contro ragazzi che fanno il loro dovere (gli agenti delle forze dell’ordine,ndr) e andate in piazza con la faccia nascosta”. Cafagna è troppo giovane per ricordarsi di Ignazio Benito Maria La Russa che, segretario regionale del Fronte della gioventù, andava insieme ai suoi camerata fuori dalle scuole e nelle piazze milanesi armati di catene e coltelli. C’è una foto in cui La Russa è al fianco di Ciccio Franco, caporione della rivolta di Reggio, e con i leader del Msi milanese: è una immagine del 12 aprile 1973, nella manifestazione indetta dal Movimento sociale “contro la violenza rossa” furono lanciate due bombe a mano Srcm che uccisero il poliziotto Antonio Marino di 22 anni. La Russa e compagni si conquistarono la prima pagina de La Stampa di domenica del 22 aprile 1973 : l’attuale ministro era indicato tra i “responsabili morali” del lancio della bomba che costò la vita all’agente .

Erano tempi in cui La Russa aveva una chioma lunga e fluente, con barba ben curata e i soliti occhi luciferini che incitava alla lotta contro il comunismo e alla libertà. Ne esiste una straordinaria testimonianza nel film “Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco Bellocchio . La pellicola, del lontano 1972, comincia con un comizio del giovane La Russa in piazza Castello. Erano tempi di forti scontri. Di La Russa si ricorda anche Sergio Cusani, allora coordinatore del movimento studentesco della Bocconi. “Vidi quegli occhi inquietanti volti verso di noi”, ha raccontato Cusani all’Espresso nel 2000. “Poi qualcunò gridò: ‘hanno la pistola’. Tirai giù Gianni Vallardi, che oggi è un dirigente della Rizzoli, e sentii dei colpi. Restati stordito dalla violenza di quel gesto. Solo più tardi mi resi conto che ci avevano sparato con una scacciacani”. Erano trenta anni fa ma a Milano se ne ricordano tutti. Tranne il diretto interessato che invece accusa lo studente di oggi di aggredire la polizia a volto coperto ma va invece molto d’accordo con il collega dell’esecutivo, Roberto Maroni. Lo stesso che a un poliziotto morsicò il polpaccio ed è stato condannato in primo grado a resistenza a pubblico ufficiale a otto mesi, pena poi ridotta in Appello e confermata anche in Cassazione.

Questione di memoria, forse. Anche sulla presunta “apologia di reato” in cui sarebbe incappato lo studente ad Annozero per non aver condannato gli atti di violenza di martedì. A La Russa saranno sfuggite le dichiarazioni del compagno di governo Umberto Bossi, forse. Il Senatùr dal 1993 non perde occasione per tirar fuori fucili, rivolte popolari, bombe a mano e rivoluzioni.

“Quando avremo perso tutto, quando ci avranno messo con le spalle al muro, resta il fatto che le pallottole costano 300 lire”, disse nel settembre del 93. L’anno dopo: “Se non avessimo impedito la rivolta si sarebbe incendiato tutto il Nord. E se in Sardegna, un’area isolata, qualche mitra lo puoi trovare, in Lombardia trovi tutto, dai cannoni agli aeroplani, tutto quello che vuoi. Se esplodeva la rivolta nella bergamasca, spazzava via la Lombardia che al quinto giorno si sarebbe sollevata in armi contro il regime”. Una lunga collezione di dichiarazioni mai bollate come “apologia di reato” dal distratto La Russa. Il 18 aprile del 1998 Bossi riuscì a spiegare egregiamente il suo pensiero: “Amici magistrati, il rischio è che ci sia una Pasquetta, ma più che una Pasquetta come quella del 1916 in Irlanda: non verrebbero 1.500 uomini a imbracciare il fucile; saranno 150 mila e il giorno dopo un milione e poi… verrà la libertà della Padania. Non obbligate il popolo in un vicolo chiuso, perché è molto più forte di voi”. Solo per ricordare alcune delle tante frasi del leader leghista inneggiati alla rivolta armata. Quando appena due anni fa Bossi disse che “se necessario potremmo anche imbracciare i fucili”, La Russa liquidò la frase come un “modo colorito di esprimersi in un comizio”. Nulla di grave.

Il filmato seguente è tratto dal film di Marco Bellocchio "Sbatti il mostro in prima pagina" Nelle prime sequenze del filmato è inserito un documento storico di un discorso di Ignazio La Russa,quasi irriconoscibile con folta barba e capelli lunghi.
“Sbatti il mostro in prima pagina” è un film del 1972 diretto da Marco Bellocchio ed interpretato da Gian Maria Volontè. Il film si apre con alcune riprese reali di un comizio a Milano della “Maggioranza Silenziosa”, un comitato anticomunista a cui aderivano esponenti democristiani, missini, liberali e monarchici. L’oratore è un giovane Ignazio La Russa.

"O voie chiama cornuto l'asino"
"il bue chiama l'asino cornuto"
ovvero senza pudore......

Così si dialoga con i giovani


IGNAZIO LA RUSSA

E' ancora scontro su Annozero, che giovedì sera ha visto protagonista Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa ha inveito a lungo contro uno studente in studio, Luca Cafagna, dandogli
ripetutamente del "vigliacco" e del "fifone" perché non voleva condannare esplicitamente le violenze di piazza a Roma di martedì scorso. Il ministro, che ha poi continuato a definire vigliacchi gli studenti, ha anche minacciato di andarsene ma poi è rimasto in trasmissione e si è scontrato con il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che gli ha dato del "fascista" beccandosi in risposta un "analfabeta".

Annozero intanto ha vinto la serata tv del giovedì. La puntata su Raidue è stata seguita da 5 milioni 764 mila spettatori (23,58%). Era l'ultima del 2010: la trasmissione riprenderà il 13 gennaio come annunciato dal giornalista ieri sera.

Oggi Di Pietro insiste e chiede l'intervento del Quirinale. «La Costituzione italiana e la legge penale - dice Di Pietro in un videomessaggio - vietano la ricostituzione del partito fascista e l'apologia di fascismo. «Ieri sera, pubblicamente, davanti a qualche milione di telespettatori - prosegue Di Pietro - il ministro della Difesa in carica del governo Berlusconi, Ignazio La Russa, alla mia precisa contestazione di comportarsi come un fascista, ha risposto "Sì. Sono fascista. Sono orgoglioso di essere fascista". Può un ministro della Repubblica, il ministro della Difesa, fare apologia di fascismo, avendo a disposizione le Forze armate? Voglio appellarmi al presidente Giorgio Napolitano. Il ministro della Difesa della Repubblica italiana ha fatto apologia del fascismo. Cosa dobbiamo aspettare per reagire? Che torni un nuovo fascismo?».

La Russa oggi ha spiegato di «avere alzato forse troppo i toni, ma - ha aggiunto - sapevo chi era quel ragazzo, conosco il suo nome e cognome e cosa fa, so che si è distinto contro ragazzi inermi». «L'ho chiamato vigliacco - aggiunge il ministro parlando con i cronisti al Senato - perché difendeva chi ha colpito proditoriamente uomini delle forze dell'ordine nel corso degli scontri di martedì, ma anche per qualche episodio universitario». La Russa fa i complimenti poi a Michele Santoro, «è bravissimo, il migliore di tutti».

«Una vergogna» a Pier Ferdinando Casini invece non è proprio piaciuto lo scontro verbale andato in onda ieri sera ad Annozero. Casini, presente in studio ieri sera, critica il ministro della Difesa, sul quale ironizza chiamandolo «La Rissa», ma anchelo studente che non ha preso, a suo avviso, le distanze dalle violenze esplose a Roma negli scontri del 14 dicembre. Secondo il leader centrista comunque «Santoro ieri è stato impeccabile».

Il Pdl invece attacca Santoro. «Di Annozero la cosa scandalosa era l'unilateralità e la faziosità politica, che ovviamente a Di Pietro vanno benissimo, anzi sono fatte su misura», è il commento del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.





giovedì 16 dicembre 2010

Lei 87 anni, lui 49 finalmente sposi dopo nozze sospese pm


CURIOSITA'

FONTE:TISCALI NOTIZIE

LUCCA, 15 DIC - Lei 87 anni, lui 49: Ines Orsolini e Daniele Bernardi finalmente sposi. Si conclude la vicenda che ha tenuto col fiato sospeso la comunita' di Massarosa, in Versilia, dove la coppia risiede. Le nozze erano state sospese dalla procura di Lucca, dopo una denuncia presentata da una nipote di Ines nei confronti di Bernardi, per circonvenzione di incapace. Ma il tribunale di Lucca ha stabilito che Ines Orsolini e' in grado di intendere e di volere. Cosi' sabato 20 novembre si sono celebrate le nozze.

Lettera ai ragazzi del movimento


LA LETTERA DI SAVIANO

FONTE:LA REPUBBLICA.IT

CHI LA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.

Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia.

I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono le solite, vecchie reazioni insopportabili che nulla hanno a che fare con la molteplicità dei movimenti che sfilavano a Roma e in tutta Italia martedì. Poliziotti che si accaniscono in manipolo, sfogando su chi è inciampato rabbia, frustrazione e paura: è una scena che non deve più accadere. Poliziotti isolati sbattuti a terra e pestati da manipoli di violenti: è una scena che non deve più accadere. Se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta. Ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni. Bisognerà organizzarsi, e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo.

Scrivo
questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita. Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari, la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent'anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. Quei cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui sfogando su un camioncino o con una sassaiola la loro rabbia, disperdono questa carica. La riducono a un calcio, al gioco per alcuni divertente di poter distruggere la città coperti da una sciarpa che li rende irriconoscibili e piagnucolando quando vengono fermati, implorando di chiamare a casa la madre e chiedendo subito scusa.

Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare. Il "blocco nero" o come diavolo vengono chiamati questi ultrà del caos è il pompiere del movimento. Calzano il passamontagna, si sentono tanto il Subcomandante Marcos, terrorizzano gli altri studenti, che in piazza Venezia urlavano di smetterla, di fermarsi, e trasformano in uno scontro tra manganelli quello che invece è uno scontro tra idee, forze sociali, progetti le cui scintille non devono incendiare macchine ma coscienze, molto più pericolose di una torre di fumo che un estintore spegne in qualche secondo.

Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti. Ma agli imbecilli col casco e le mazze tutto questo non importa. Finito il videogame a casa, continuano a giocarci per strada. Ma non è affatto difficile bruciare una camionetta che poliziotti, carabinieri e finanzieri lasciano come esca su cui far sfogare chi si mostra duro e violento in strada, e delatore debole in caserma dove dopo dieci minuti svela i nomi di tutti i suoi compari. Gli infiltrati ci sono sempre, da quando il primo operaio ha deciso di sfilare. E da sempre possono avere gioco solo se hanno seguito. E' su questo che vorrei dare l'allarme. Non deve mai più accadere.

Adesso parte la caccia alle streghe; ci sarà la volontà di mostrare che chi sfila è violento. Ci sarà la precisa strategia di evitare che ci si possa riunire ed esprimere liberamente delle opinioni. E tutto sarà peggiore per un po', per poi tornare a com'era, a come è sempre stato. L'idea di un'Italia diversa, invece, ci appartiene e ci unisce. C'era allegria nei ragazzi che avevano avuto l'idea dei Book Block, i libri come difesa, che vogliono dire crescita, presa di coscienza. Vogliono dire che le parole sono lì a difenderci, che tutto parte dai libri, dalla scuola, dall'istruzione. I ragazzi delle università, le nuove generazioni di precari, nulla hanno a che vedere con i codardi incappucciati che credono che sfasciare un bancomat sia affrontare il capitalismo. Anche dalle istituzioni di polizia in piazza bisogna pretendere che non accadano mai più tragedie come a Genova. Ogni spezzone di corteo caricato senza motivazione genera simpatia verso chi con casco e mazze è lì per sfondare vetrine. Bisogna fare in modo che in piazza ci siamo uomini fidati che abbiano autorità sui gruppetti di poliziotti, che spesso in queste situazioni fanno le loro battaglie personali, sfogano frustrazioni e rabbia repressa. Cercare in tutti i modi di non innescare il gioco terribile e per troppi divertente della guerriglia urbana, delle due fazioni contrapposte, del ne resterà in piedi uno solo.

Noi, e mi ci metto anche io fosse solo per età e per - Dio solo sa la voglia di poter tornare a manifestare un giorno contro tutto quello che sta accadendo - abbiamo i nostri corpi, le nostre parole, i colori, le bandiere. Nuove: non i vecchi slogan, non i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Questa era la storia sconfitta degli autonomi, una storia passata per fortuna. Non bisogna più cadere in trappola. Bisognerà organizzarsi, allontanare i violenti. Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l'ariete. I book block mi sembrano una risposta meravigliosa a chi in tuta nera si dice anarchico senza sapere cos'è l'anarchismo neanche lontanamente. Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro. Ma chi manifesta non si vergogna e non si nasconde, anzi fa l'esatto contrario. E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c'è chi li difende anche per loro, che c'è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l'Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose.
Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l'unica battaglia che non possiamo perdere.

La donna della mia vita


MIEI SCRITTI

LA RECENSIONE
DI MARIA SERRITIELLO

Una famiglia, quella di Leonardo e Giorgio, fratelli molto diversi tra loro, abbastanza pasticciata in quanto ad affettività. Malgrado il loro differente stile di vita, Giorgio e Leonardo, sono andati sempre molto d’accordo, fino a quando il più debole dei fratelli, Leonardo, conosce Sara, una bellissima ragazza di cui s’innamora. Per Leonardo sembra schiudersi un periodo felice, dopo che ha tentato il suicidio per una pena d’amore. La storia s’intensifica tra i due, insieme possono ricostruire una felice vita affettiva, anche Sara, infatti, ha alle spalle una storia finita male. Il tutto, però, si complica, la ragazza, si scopre in seguito, essere non altro che la relazione extra coniugale di Giorgio, che per altro dalla moglie aspetta un bambino. Intanto anche il padre dei due turbolenti fratelli abbandona il tetto coniugale, perché si invaghisce di un’efficientissima, ma non bella, segretaria. A questa ingarbugliata famiglia, solo la madre, con astuzia tutta femminile, potrà mettere ordine, sì da far celebrare il the end finale.



Commento

Certo il film non rientra nel filone dei cine panettoni natalizi ma non è neanche la commedia all’italiana. E’ un ibrido che non procura né la risata grassa, né la riflessione su come la società italiana sia diventata. Il film è gradevole, però, e ciò lo si deve alla bravura degli attori primari e comprimari, tutti in uno stato di grazia recitativo. “La donna della mia vita” è una commedia borghese, basata sugli equivoci, gli scambi, le situazioni ingarbugliate e finanche sul suicidio del più fragile della famiglia. Man mano che scorrono le immagini si è certi che la donna della vita per i tre uomini ( figli e padre compreso) sarà alla fine quella giusta. Cristina Comencini, autrice del soggetto, ha confezionata una storia familiare, dove nessuno è ciò che appare anzi è la menzogna ad essere protagonista e a riequilibrare tre famiglie allo sfascio.



Interpreti

A fare la parte del leone e ad avere in mano le sorti di tutti i personaggi è la madre- moglie Stefania Sandrelli, dall’aria fintamente svagata, ansiosa quanto lo può essere una donna che vive la vita dei suoi figli e pronta a perdonare ogni cosa, ma non per bontà, sia ben chiaro, ma per consapevole superiorità. Una caratterizzazione perfetta quella di Stefania Sandrelli, sempre più a suo agio nelle parti di donna matura dall’innegabile fascino. Ad ogni nuovo film Luca Argentero e in questo non fa eccezione, cresce professionalmente e offre prestazioni di buon livello. Alessandro Gassman, bello, bravo e vincente ogni volta, che dire di più. Valentina Lodovini , la donna contesa dai due fratelli è più vittima che bomba sexy, trasforma, nel corso d’opera, il suo personaggio da seducente ed avventizio a serioso e stabile e nonostante la storia abbia un lieto fine, nello spettatore, non lascia traccia di questa felicità.



Il Regista

Luca Lucini, milanese del ’67, ha iniziato a lavorare come regista di videoclip per vari cantanti italiani tra cui: Eduardo Bennato, Ligabue, Giorgia e Laura Pausini. Nel 2002 gira il prima cortometraggio “Il sorriso di Diana”e nel 2004 diventa famoso, grazie al lungometraggio “Tre metri sopra il cielo”, tratto dal romanzo si Federico Moccia.



Spunti di riflessione

La sola donna della vita è la madre, o no?



Regia: Luca Lucini



Attori:Luca Argentero, Alessandro Gassman, Stefania Sandrelli,Valentina Lodovini, Giorgio Colangeli, Lella Costa, Sonia Bergamasco, Gaia Bermani Amaral, Franco Bracciaroli.



Giudizio

Sufficiente



Maria Serritiello
www.lapilli.eu

mercoledì 15 dicembre 2010

Di nuovo sotto accusa i tappeti-puzzle per bambini



ALLARME

FONTE: TISCALI NOTIZIE

Dopo il Belgio, anche la Francia ha messo sotto accusa i tappetini gommosi, a forma di puzzle giganti. Ai bambini piacciano tantissimo, ci passano sopra un sacco di tempo ma a quanto pare, sono potenzialmente pericolosi per la salute.Qualche anno fa furono messi al bando perché contenevano ftalati, sostanze pericolose in grado di interferire con il sistema endocrino. Ora i tappeti-puzzle sono tornati sotto i riflettori per un’altra sostanza nociva utilizzata per renderli più morbidi. E così dopo le polemiche sollevate dalla denuncia di alcune associazioni di consumatori, secondo cui conterrebbero tracce di formammide il segretario di Stato francese ai Consumi, Frederic Lefebvre, ha annunciato lo stop per tre mesi alle vendite.Il Belgio aveva preso una decisione analoga, disponendo il ritiro dai negozi di tutti i tappeti, dopo che delle analisi hanno rivelato che "la quasi totalità" dei pezzi in commercio "emettono un livello troppo elevato di particelle nocive, e in particolare di formamide", sostanza che può rivelarsi irritante per occhi e pelle o addirittura cancerogena. Un portavoce del ministero per la Protezione dei consumatori di Bruxelles aveva fin da subito evocato un imminente estensione del divieto di commercializzazione di oggetti contenenti formamide ad altri Paesi europei, e all'intera Ue entro il 2013.E l’Italia? Alcune associazioni dei consumatori già l’anno scorso hanno presentato denuncia, affermando che i bambini sono particolarmente a rischio perché portano tutto alla bocca. Altroconsumo ha fatto un test su nove tappetini di marche diverse, e solo due hanno superato la prova. Tutti gli altri sono stati sconsigliati.

La vittoria di Pirro


LA POLITICA

La vittoria di Pirro è una battaglia vinta a un prezzo troppo alto per il vincitore.
L'espressione si riferisce a re Pirro dell'Epiro, che sconfisse i Romani a Heraclea e Ascoli Satriano rispettivamente nel 280 a.C. e nel 279 a.C., ma sostenendo perdite così alte da essere in ultima analisi incolmabili, e condannando il proprio esercito a perdere la guerra pirrica.
Dopo la battaglia di Ascoli Satriano, Plutarco narra che
« Gli eserciti si separarono; e, da quel che si dice, Pirro rispose a uno che gli esternava la gioia per la vittoria che "un'altra vittoria così e si sarebbe rovinato". Questo perché aveva perso gran parte delle forze che aveva portato con sé, quasi tutti i suoi migliori amici e i suoi principali comandanti; non c'erano altri che potessero essere arruolati, e i confederati italici non collaboravano. Dall'altra parte, come una fontana che scorresse fuori dalla città, il campo romano veniva riempito rapidamente e a completezza di uomini freschi, per niente abbattuti dalle perdite sostenute, ma dalla loro stessa rabbia capaci di raccogliere nuove forze, e nuova risolutezza per continuare la guerra. »
(Plutarco)

N.B. SARA' UN CASO SE L'EPRESSIONE "LA VITTORIA DI PIRRO" MI HA RICORDATO CIO' CHE E' SUCCESSO IERI IN PARLAMENTO?

martedì 14 dicembre 2010

Libraio chiacchierone, rapinatore si sente male e desiste




FONTE:TISCALI.IT


Ha 'steso' il rapinatore con la sua parlantina, convincendolo a rinunciare al colpo. E' accaduto ieri in un negozio a Torino, dove un italiano di 37 anni con un cappuccio sulla testa, armato di coltello e pistola giocattolo, e' entrato in una libreria intimando al titolare di consegnargli l'incasso. Quest'ultimo, anziche' farsi prendere dal panico, ha iniziato a chiacchierare. Il rapinatore, stordito dalle parole, ha desistito e si e' sentito male. E' stato poi denunciato a piede libero.

Abiti confezionati con sacchetti spazzatura



CRONACA


FONTE:ANSA.IT


NAPOLI - Abiti disegnati e cuciti da loro, alcuni dei quali confezionati con i sacchetti per i rifiuti. E' la singolare collezione di moda presentata e fatta sfilare dagli alunni dell'Istituto professionale industria e artigianato ''Marconi'' di Giugliano (Napoli) sulla passerella del Fair, il primo centro dedicato al mondo degli sposi, del glamour e del fashion realizzato in un Parco Commerciale.

In tutto, oltre una trentina di abiti con 25 modelle, tutte alunne del Marconi, che hanno sfilato tra gli applausi del pubblico presente all'evento nell'ambito del 'Natale al Fair'. Un modo per denunciare l'emergenza rifiuti che sta mettendo in ginocchio Napoli e Provincia. ''La nostra struttura si rivolge ai giovani e, vedere una sfilata cosi' bene organizzata e con un'attenta coreografia, merita i complimenti - afferma il direttore del Fair Ugo Gaeta -. Sappiamo i problemi che sta attraversando il mondo della scuola con i tagli alle risorse, ma la creativita' e la caparbieta' vista in passerella fa ben sperare per il futuro. Anche per questo - conclude il direttore Gaeta - abbiamo donato delle stoffe affinche' i ragazzi possano continuare senza intoppi nella creazione dei loro prodotti sartoriali''.

L'Istituto ''Marconi'' di Giugliano e' reduce da una vittoria nel campo della moda: si e' aggiudicata, infatti, l'Orange Flower Fashion di Vallo della Lucania nelle sezioni Moda Cerimonia e Moda Sposa. Ad aprile, invece, sulla passerella del teatro Ariston di Sanremo, gli studenti dell'Ipia conquistarono il primo premio al concorso mondiale Global Fashion Award nell'ambito del Festival Mondiale di Creativita' nella Scuola.

"Siamo onorati di essere stati ospiti del Fair e ringraziamo il direttore per la donazione delle stoffe per le creazioni future degli alunni - afferma il dirigente scolastico dell'Ipia Marconi Francesco De Rosa -. Giugliano si appresta a diventare la seconda città della Campania e spesso e' nota non per le sue eccellenze ma per i fatti di cronaca". "Ebbene, io posso affermare con orgoglio che a Giugliano e nella fattispecie al Marconi - conclude - ci sono ragazzi di Giugliano e del comprensorio che stanno portando alto il nome della città per l'Italia". "I ragazzi hanno deciso di confezionare gli abiti con i sacchetti dei rifiuti per sensibilizzare l'opinione pubblica alla raccolta differenziata - spiega la responsabile del corso di Moda del Marconi Paola Boggi -. Nel nostro e loro piccolo cerchiamo di dare un messaggio alle istituzioni affinché si possa uscire da questa emergenza rifiuti al più presto". Continua, intanto, l'iniziativa 'Fantastico Natale al Fair' che prevede altri eventi tra quello per i bambini, con animazione e giochi, e una sfilata (19 dicembre) di giovani, non modelli professionisti, con abiti casual. Ci saranno anche momenti di musica, gastronomia e intrattenimento con lo spettacolo di cabaret di Nello Iorio

'Ospedale' per bambole e giocattoli rotti


GIOCATTOLI ROTTI

FONTE:ANSA.IT

In laboratorio S.Biagio dei Librai a Napoli i vecchi amici tornano nuovi

La lista d'attesa è regolata dal giorno di arrivo in 'ospedale'. Si aspetta il proprio turno ma c'é anche una corsia d'urgenza: quella riservata ai turisti che non possono rimanere troppo tempo e debbono ritornare alle loro destinazioni. E' organizzato come un ospedale vero, con 'medici' in camice bianco impegnati in minuziosi interventi di ricostruzione ma qui, in via San Biagio dei Librai, nel cuore pulsante di Napoli non si curano ammalati. Qui, dalla fine del 1800 gli artigiani si preoccupano della salute delle bambole, di quelle rotte, e degli altri giocattoli. Nel laboratorio voluto da Luigi Grassi anche in questi giorni di fervore natalizio, nella folla che si reca a pochi metri da qui a San Gregorio Armeno, la strada più famosa nel mondo per i presepi, si riparano bambole che hanno più di cento anni ma anche giocattoli moderni, tra cui le Barbie di plastica alle quali le bambine sono affezionatissime e che chiedono di riparare. E poi, orsacchiotti e cagnolini di pezza.

"I giocattoli cambiano ma le persone no. Tanti bambini vogliono riavere quel giocattolo cui erano affezionati - spiega Tiziana Grassi nella bottega laboratorio nel centro storico partenopeo - e per loro è più importante rientrarne in possesso piuttosto che acquistarne uno nuovo". Nel mondo fantastico che si apre ci sono bambole in porcellana e cartapesta, decorate a mano, i cui lavori di aggiusto sono particolarmente delicati e richiedono i tempi che sono necessari. Vestiti, pizzi, merletti, ombrellini riportano i visitatori indietro nel tempo a giochi ormai dimenticati. Ma, nell'era degli aggeggi ipertecnologici, c'é chi continua a manifestare le sue preferenze per i cavallucci a dondolo. Testa, gambe e braccia rotte non sono un problema, bisogna aspettare il proprio turno e dall'ospedale gli artigiani della famiglia Grassi fanno uscire il giocattolo come se fosse tornato al suo perduto vigore. Nel retrobottega la sala operatoria dove si effettuano gli interventi. Non bisturi ma una macchina per cucire, aghi e forbici. E poi c'é chi rimette a nuovo i vecchi abiti. Affianco al lavoro di restauro dei giocattoli antichi anche la produzione di pastori e di Pulcinella del '700, simbolo della citta' di Napoli. "Da soli, nonostante tutte le difficoltà e il fatto che non abbiamo mai cercato appoggi di nessun tipo - dice la Grassi - riusciamo ad andare avanti e a mantenere viva questa tradizione". Oggi, come nel 1899, quando don Luigino Grassi, scenografo del San Carlo, ebbe l'intuizione di creare una struttura nella quale i giocattoli potessero ritornare a nuova vita.

lunedì 13 dicembre 2010

Weihnachtsmarkt - il mercatino tedesco a Firenze di Natale



Nona edizione del Mercato di Natale nostalgico Tedesco


Dal 1 Dicembre al 19 Dicembre 2010 in Piazza Santa Croce a Firenze torna il Mercato di Natale.
Si tratta di una delle più antiche tradizioni di Natale della Germania che vanta centinaia di anni di storia e che sarà nel cuore di Firenze.

Il mercato di Natale sarà composto di circa 50 casette di legno sparse in Piazza Santa Croce che nei giorni dell’iniziativa rimarranno aperte dalle ore 10 alle ore 22.

Vi si potranno trovare arredi per l’albero di Natale e per il Presepe, prodotti alimentari tipici, vino speziato, birra e wurstel, dolci, in un contesto e con un arredo particolare e suggestivo.

Troverete la ceramica di Bunzlau, il pan pepato, lo strudel, il “Dresdner Stollen”, i giocattoli e addobbi lavorati a mano, i “Lebkuchen”.

Casine in legno, un bar girevole tutto in stile nostalgico dell’inizio del secolo, una giostra a cavalli per i più piccoli che danno un fascino speciale. Non si tratta comunque solo e soltanto di una manifestazione economica. Ci saranno infatti delle iniziative culturali e di spettacolo che faranno da contorno al mercato; musica, spettacoli e così via

mercoledì 8 dicembre 2010


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO


RICERCA SCIENTIFICA

Luc Montagnier madico,virologo,biologo francese,
professore presso l'Istituto Pasteur di Parigi, presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell'AIDS, che ha scoperto nel 1983 il virus dell'HIV e ha vinto il Premio Nobel per la medicina 2008, è stato allontanato dall'istituto di ricerca perchè aveva superato l'età.
Un genio, un ricercatore non ha età, questo dovrebbe essere un dato assunto.
Bravi i cugini francesi,proprio come gli italiani, non sanno investire, al pari, per la ricerca nemmeno se si tratta di un premio Nobel.
Com'è finita? il dott.re Luc Montagnier è ora Changhay dove i cinesi gli hanno messo a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno.
L'Europa? E',ormai , un paese vecchio, fondato sulla protervia dei vecchi

Maria Seritiello

La fiction su Walter Chiari si fa: la prima scelta è Alessio Boni


LA TELEVISIONE


FONTE:TISCALI NOTIZIE



Se ne parla da tempo e sembra arrivato il momento perché il progetto si concretizzi. Luca Barbareschi è pronto a produrre per la Rai la fiction (sarebbe in questo caso un film in due parti) sulla vita di Walter Chiari. Artista eclettico, dongiovanni impenitente, vita dissennata ed eccessiva, grande istrione tra tv, cinema e cabaret, Chiari è morto nel 1991. La sua figura, così particolare nel panorama dello spettacolo italiano, merita di essere ricordata e rivisitata. A farlo dovrebbe essere il regista Enzo Monteleone, come prima scelta per interpretare Chiari si parla di Alessio Boni."Bocciato" Beppe Fiorello - In un primo momento si parlava di Beppe Fiorello come principale candidato al ruolo di Walter Chiari. Fiorello viene considerato uno degli interpreti più dotati e sensibili della fiction italiana, ma alla lunga ha prevalso la maggiore somiglianza fisica di Boni con Chiari. Entrambi alti, asciutti, con un aspetto insieme elegante e spigoloso. Boni ha inoltre dimostrato di essere a suo agio in ruoli molto diversi: da quello, indimenticabile, del tormentato Matteo Carati, suicida in La meglio gioventù, fino allo stralunato Adriano, l'ornitologo imbranato di Tutti pazzi per amore. Questo gli permetterebbe di rendere i numerosi chiaroscuri della vita del mattatore veronese, dai trionfi comici agli anni buoi tra molte storie sentimentali e problemi di droga.Le possibili partner - Grande seduttore, Walter Chiari ha fatto sensazione per le sue storie d'amore con donne celebri, da Ava Gardner fino a Lucia Bosé. Altri personaggi femminili decisivi nella sua vita sono stati Valeria Fabrizi e Alida Chelli. Per interpretare questi ruoli le candidate sono diverse, da Serena Autieri a Bianca Guaccero. La fiction andrà in onda su Rai Uno l'anno prossimo.

L'Osservatore Romano restaura l'archivio foto





FONTE:ANSA.IT


Pio XII di spalle attorniato dalla folla mentre lui allarga le braccia nel gesto ieratico che lo ha contraddistinto. Giovanni Paolo II che incontra il suo attentatore, Ali Agca, in carcere. Il volto in primo piano di Paolo VI. La loro forza e' intatta, ma il tempo ha lasciato i suoi segni su queste foto ingiallite che hanno un importante valore di testimonianza storica. Ora che il quotidiano della Santa Sede si appresta a restaurarle.

Un lavoro titanico, che durera' 5 anni. Domani, infatti, sara' organizzato un incontro per presentare il progetto di restauro conservativo del patrimonio storico culturale dell'Archivio fotografico dell'Osservatore. Il materiale da lavorare e' tantissimo. Sono infatti circa 7 milioni i negativi in acetato che hanno bisogno, per cosi' dire, di essere rimessi a nuovo. Un'operazione di restyling, ma non solo. Le immagini, infatti, una volta adeguatamente ripulite dai segni impressi dal passare dei decenni saranno tutte digitalizzate, cosi' da costituire un archivio moderno e da sottrarre il patrimonio di immagini all'usura del tempo.

Contemporaneamente saranno messi a nuovo anche i locali che dovranno ospitare i negativi e le foto dopo il restauro e l'archivio sara' progettato anche tenendo costo di tutte le caratteristiche di conservazione indispensabili per mantenere il materiale in buone condizioni il piu' a lungo possibile. Per questo, per esempio, gli ambienti saranno climatizzati e mantenuti a una temperatura costante. L'archivio fotografico dell'Osservatore e' destinato, ovviamente, ad arricchirsi costantemente.

L'attivita' del Papa viene sempre documentata, ogni giorno, attraverso gli scatti dei fotografi ''ufficiali'' della Santa Sede. Parte di queste foto, quando documentano l'attivita' pubblica del Pontefice, vengono fornite anche agli organi di stampa. Parte invece rappresenta una testimonianza che resta 'agli atti' e viene archiviata. Alla presentazione dell'iniziativa, che si terra' domani nel Foyer dell'Aula Palo VI in Vaticano, saranno presenti il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone, il direttore del servizio fotografico dell'Osservatore romano don Giuseppe Colombara, il giornalista Marco Tosatti e il presidente dell'Unione promozione cristiana mons. Salvatore Giuliano.

I 90 anni del Presidente Ciampi




COMPLEANNO ECCELLENTE

FONTE:ANSA.IT
DI ALBERTO SPAMPINATO

"Vedo un paese che ha indebolito i riferimenti ai valori fondamentali e all'etica personale, e anche i rapporti con le istituzioni. Mi duole vedere il disagio di tanti cittadini e soprattutto dei giovani. Al momento, non ho elementi positivi da citare, ma sono convinto che, come altre volte, il paese troverà il modo di reagire, e ce la farà. Bisogna credere nella possibilità di cambiare le cose". Questa, dice all'ANSA Carlo Azeglio Ciampi, è l'Italia che appare ai suoi occhi quattro anni dopo aver lasciato il Quirinale e a due giorni dal suo novantesimo compleanno. Ciampi, il decimo presidente della Repubblica italiano, probabilmente sarebbe ancor al Quirinale se nel 2006 non avesse opposto un secco "gran rifiuto" alla richiesta corale di candidarsi per un Settennato-bis, un secondo mandato alla presidenza della Repubblica che non ha precedenti e che, disse Ciampi, sarebbe sbagliato. Ha preferito tornarsene a casa, come Cincinnato, dopo aver servito il suo paese. Il paese di cui parla con tanta amarezza alla vigilia dei suoi novant'anni, un compleanno importante che festeggerà giovedì in famiglia, con la moglie Franca, i figli ed i nipoti, nell'appartamento romano di via Anapo, dov'è tornato a vivere il 15 maggio del 2006 dopo la parentesi nell'appartamento di servizio al Quirinale. In questi giorni in casa Ciampi il telefono squilla continuamente, nonostante le telefonate siano filtrate. L'ex presidente della Repubblica non ha voglia di parlare con tutti. Da sempre schiva giornali e interviste sui temi di attualità. Preferisce scrivere articoli e commenti di suo pugno, affidare lunghe riflessioni ai libri. Ma al traguardo di questo compleanno a cifra tonda il presidente ci arriva facendo grandi eccezioni concedendo interviste in cui rivela il suo umore: la delusione di un uomo che segue con continuità la cronaca politica e i temi economici, suo pane quotidiano nei 45 anni trascorsi alla Banca d'Italia, nei due da premier (1993-1994) e nei tre da ministro dell'Economia (1996-1999).

Negli ultimi tempi le molte conquiste per cui Ciampi si è battuto per tutta la vita, con passione e competenza, sembrano vacillare (la continuità dell'impegno per la riduzione del debito pubblico e per il contenimento della spesa, per il consolidamento dell'avanzo primario, per la credibilità e l'affidabilità internazionale, per affiancare all'euro una politica economica comune dell'Unione Europea). Tutto vacilla e Ciampi tiene a dire quel che pensa. "Francamente - dice - mi aspettavo un Paese migliore, con più dignità. Io ho sempre attribuito molta importanza all'etica della persona e delle istituzioni. So bene che sono due cose distinte, ma si congiungono nell'uomo. Etica delle persone, per me, vuol dire dignità propria e anche nei confronti del prossimo, quindi rispetto delle persone umane: un sentimento che oggi vedo molto debole. E ancor più debole mi sembra che sia il rispetto per le istituzioni. Sentiamo poco il senso delle istituzioni. Invece ci vuole più del rispetto. Ci vuole culto delle istituzioni, per interpretarle, rispettarle ed accrescerne la dignità". Lei, che è stato un presidente molto amato perché ha sempre trovato una parola di speranza, anche nei momenti difficili, non vede più elementi per sperare? "Penso tuttora che bisogna nutrire speranza. Ne sono convinto. Perciò, in tutti i miei discorsi, in tutti i miei scritti, ho sempre invitato a non disperare. Ed anche i miei ultimi articoli si chiudono con queste due parole: futuro e speranza, e con l'invito a volgere lo sguardo verso l'alto, com'è nella natura umana. A questo proposito cito spesso alcuni versi delle Metamorfosi di Ovidio, quelli in cui si dice che il Creatore ha fatto gli animali con il muso prono, rivolto verso il basso. Ma ha voluto gli uomini con il viso che guarda verso l'alto, e ha ordinato loro di scrutare il cielo e le stelle. E' importante avere ideali civili che mirano in alto". In questo ultimo periodo sono sorti tanti problemi, tante polemiche, tante divisioni, e si avverte anche un senso di smarrimento... "Duole vedere il disagio di tanti cittadini e soprattutto dei giovani.

Ma non bisogna scoraggiarsi. Bisogna credere nella possibilità di cambiare le cose, di migliorarle con i nostri sforzi. Ho ricordato più volte quale Italia prostrata trovarono i giovani della mia generazione alla fine della seconda guerra mondiale. Un'Italia distrutta. Nel '44, quando tornai nella mia citta', trovai Livorno in macerie. Non c'era acqua né luce né gas. Ma nessuno si scoraggiò. Eravamo pieni di speranze. Ogni mattina ci mettevamo all'opera convinti che la sera avremmo fatto un passo avanti. Eravamo convinti che il paese poteva risorgere, e l'Italia è risorta". L'Italia di oggi, in particolare, è alle prese con i pesanti riflessi della crisi economica e finanziaria. Questo passaggio richiederebbe uno spirito unitario che nel nostro paese spesso si invoca, ma difficilmente si concretizza". Pensa che stavolta riusciremo a trovare quello spirito e una buona via d'uscita? "Io credo che lo spirito unitario sia essenziale per affrontare i problemi comuni, per risolvere i problemi essenziali. L'Ho predicato per anni. Credo che anche stavolta l'Italia ce la farà".

martedì 7 dicembre 2010

Cerchiamo di capire lo straniero, ma sopratutto la lingua


QUADERNO A QUADRETTI
RUBRICA DI MARIA SERRITIELLO


Stiamo attenti a ricercare nel colpevole di fatti efferati, sempre nell'altro da noi. L'emigrato, il nero, il generico marocchino è un colpevole di comodo per allontanare l'idea che un nostro connazionale, concittadino, compaesano possa essersi macchiato di un delitto che ci inorridisce. In quasi tutti i crimini orrendi di questi ultimi anni si è, in un primo momento, cercato lo straniero colpevole. E’ il caso di Erba, quello di Erica ed Omar e di Lumumba a Perugia, per citarne alcuni. Non dimentichiamo che meno di 40 anni fa, gli italiani sono stati, nella nostra bell’ Italia, essi stessi immigrati, un esodo biblico da sud al nord. La storia si ripete maledettamente uguale con gli stessi problemi che oggi si hanno con gli stranieri. E’ utile,allora, riguardare un’inchiesta televisiva tratta dal noto canale YooTube e che nella mia rubrica “Quaderni a quadretti”, posto. Sono tre parti che descrivono visivamente il nostro recente passato. Solo informandoci sulle nostre radici possiamo capire il presente, evitare errori grossolani e non alimentare inutili razzismi, che, grazie ad una ala volgare ed incolta della politica, attecchisce sempre più. Quarant'anni fa furono gli italiani del sud ad essere discriminati e a lottare per i diritti umani e sindacali, c'è differenza con i nostri giorni? Stiamo attenti e acculturiamoci, è meglio!









Maria Serritiello